Il PD utilizzala rete per gestire e organizzare i propri militanti, il Pdl per creareconsenso, Monti per costruirsi un'immagine politica che un passato da esimioeconomista non ha consentito fosse ricamata dai media tradizionali; leprincipali forze politiche che tra poco più di due settimane si sfideranno alleurne stanno utilizzando la rete per gestire ed ottimizzare al meglio ilflusso delle proprie campagne propagandistiche.

Inprincipio (come sempre) furono gli Stati Uniti ed Obama, checondusse una campagna elettorale tenendone interamente le fila tramite la Rete;questione di opportunità differenti (gli Stati Uniti hanno un'estensionegeografiche elevata, e in un'ottica di riduzione dei costi raggiungerel'elettorato anche senza una costante presenza fisica diviene una necessità) maanche di mentalità differenti, con Twitter divenuto in brevissimo tempomezzo indispensabile per comunicare con il proprio elettorato.

Poivennero l'Europa e l'Italia, e non poteva essere diversamente: oggi unitaliano su due utilizza la rete settimanalmente e uno su quattro lo faper informarsi ed attingervi notizie di politica. Tweet e stati digitati suFacebook hanno preso il posto di dichiarazioni e pastoni politici rilasciati atv e giornali, una virata anche questa dettata dai numeri: twitter conta 3milioni di account, Facebook presenta invece 23 milioni di profili attivi inItalia.

Delresto Grillo in rete ci ha costruito un partito, mentre personaggigiovani e molto carismatici, pensiamo a Renzi, hanno messo in mostra tutto ilpotenziale dello strumento virtuale; da Bersani a Berlusconi, da Monti(balzato alle cronache per la discussa "operazione simpatia" avviata suTwitter) a Grillo stesso, passando per Ingroia e persino Storace, tuttiutilizzano la rete e ne sfruttano la cassa di risonanza per autogestire -differentemente da quanto non possano fare con i media tradizionali - sestessi, la propria immagine, le proprie strategie.

Similead una sorta di tipografia virtuale, internet riduce i costitradizionali della comunicazione politica, trasforma i possibili elettori inmilitanti, ed offre opportunità più livellate a tutti i candidati a prescinderedal potenziale economico di ciascuno (fermo restando che a segnare ladifferenza tra un buon risultato ed una vittoria sono sempre gliinvestimenti reali e le risorse finanziarie impiegate).

Ognunofa un uso differente della rete ma tutti tentano di trarre beneficio dalle suepotenzialità; chissà se la cosa sarà sufficiente, al di là di chi si imporràsugli avversari, perché una volta eletto il leader di turno possa promuovereuna legislazione rispettosa di internet e della sua libera fruibilità.Ne dubitiamo fortemente.