Sina Weibo, una piattaforma di micro-blogging simile a Twitter, espande il limite dei caratteri, che si possono utilizzare in un singolo post. Prima di adesso, il social network aveva imposto un limite di 140 caratteri, mentre già dal 28 gennaio, sarà possibile, per alcuni utenti, scrivere post più lunghi. È probabile che durante la prima fase del cambiamento, saranno visibili soltanto i primi 140 caratteri, mentre per leggere tutto il post bisognerà accederci attraverso un link. Il cambiamento definitivo avverrà, con grande probabilità, all'incirca alla fine di febbraio.

Cos'è Sina Weibo?

La piattaforma è un sito di microblogging cinese, simile a Facebook e Twitter, prodotto dalla SINA Corporation. È uno dei siti più utilizzati in Cina, infatti circa il 53% delle persone che utilizzano internet, accedono a Sina Weibo. Il social network ha più di 500 milioni di iscritti con circa 100 milioni di post pubblicati al giorno. Questo social network è nato nel mese di agosto del 2009, in seguito alla chiusura, voluta dalle autorità cinesi, di varie piattaforme di microblogging come Fanfou, Digu o Jiwai. Quindi, la SINA Corporation aveva deciso di sfruttare il momento adatto per lanciare un nuovo social network, permettendo il controllo di quest'ultimo da parte del governo.

Nel mese di giugno del 2011 è stata annunciata l'uscita della versione in inglese di Sina Weibo.

Concorrenza con Twitter

È da qualche giorno che sulla stampa americana circola la voce che anche Twitter voglia estenedere il proprio limite di 140 caratteri fino ai 10 mila caratteri per post. Quest'ipotesi non è stata mai né smentita né ulteriormente confermata dai principali responsabili della società.

Intanto, che Twitter rimane indeciso sulla decisione da prendere, Sina Weibo sta già mettendo in atto il cambiamento. Inoltre, bisogna anche dire che da qualche tempo anche le celebrità occidentali hanno cominciato ad utilizzare il "nuovo Twitter". Il social network deve fare qualcosa, in quanto sta già per perdere una battaglia dei social-media, afferma Dr Bernie Hogan, dell'Oxford Internet Institute.