Una delle più grandi pay-tv ad oggi in attività nel suolo italiano (e non solo) è Sky. La grandezza dell'emittente televisiva di Murdoch (ora di proprietà di Disney) è testimoniata anche dal grande numero di canali offerto (divisi in pacchetti), specie se si confronta tale dato con quanto offerto dalla concorrenza (ovviamente, maggiore è il numero di canali e maggiore è anche l'esborso economico richiesto alla clientela).

Anche per Sky la situazione sul fronte costi è apparsa alquanto movimentata in questi ultimi mesi. Infatti, 'inseguendo' i vari operatori telefonici, qualche mese fa anche l'emittente televisiva adeguò la propria offerta su una base di 4 settimane, abbandonando la tariffazione mensile.

Tuttavia, sembra che anche Sky si stia adeguando alla normativa, tornando alla tanto desiderata fatturazione mensile. Ma sarà vero che l'utente ci risparmi?

L'utente di Sky pagherà lo stesso 13 mensilità, senza diritto di recesso

Stando a quanto comunicato dalla dirigenza aziendale, Sky si è adeguata alla legge 172/2017 la quale impose il ritorno alla fatturazione mensile abbandonando quella quadrisettimanale. Nonostante ciò, è bene precisare che è previsto anche un aumento dei prezzi, pensati appositamente per coincidere con il pagamento di 13 mensilità. Si prevede, infatti, un aumento medio pari all'8,9% su base annua.

Di conseguenza, come mostrato in un'infografica ufficiale, il prezzo di ogni pacchetto presenterà piccoli aumenti rispetto al precedente periodo.

Per fare alcuni esempi, Sky TV passerà da 19,90 euro/4 settimane a 21,60 euro al mese oppure Sky Cinema passerà da 15 euro/4 settimane a 16,20 euro al mese. Tra l'altro, Sky sostiene che quanto avvenga sia un 'aggiornamento amministrativo' e, di conseguenza, non è previsto un periodo in cui sia consentito il recesso senza penali.

In sostanza è davvero cambiato qualcosa?

Per rispondere appieno a questa domanda, è bene tornare qualche mese indietro. La notizia dell'introduzione della fatturazione ogni 4 settimane ha sdegnato grosse fette di utenti, le quali si videro costretti a sborsare 13 mensilità per 12 mesi. Il punto della questione, dunque, era l'aumento dei prezzi.

Di conseguenza, sia le telco che Sky affermano di volersi adeguare alla legge ma mantenendo i nuovi margini di guadagno.

In sostanza, in due mosse, Sky e le telco sono riuscite ad aumentare i propri profitti e, di conseguenza, si è sfruttato un vuoto normativo nella legge 172/2017 che non stabilisce nulla sui prezzi degli abbonamenti. Insomma, se questo gruppo di aziende desidera fare queste variazioni di contratto, quantomeno sarebbe opportuno offrire una possibilità di recesso senza penali, possibilità tra l'altro offerta prima del passaggio a 28 giorni e offerta anche da altre aziende di TLC per il ritorno al pagamento mensile.