Bufera sulla Moncler, la nota azienda produttrice di piumini, dopo la puntata di Report, andata in onda su Rai 3 il 2 novembre, nella quale l'azienda viene accusata di produrre i propri capi ricorrendo a fornitori esteri che non garantirebbero il rispetto degli animali. Dopo la denuncia del programma di Milena Gabanelli, il titolo dell'azienda leader del lusso made in Italy ha accusato un crollo del 4,88% cento ed è stata costretta a diffondere un comunicato per rispondere alle accuse.
L'inchiesta sulle piume
Il servizio di Report, intitolato "Siamo tutti oche", ha preso in esame vari aspetti del ciclo di produzione dei famosi piumini, partendo dalla spiumatura delle oche.
E' proprio questo l'aspetto che ha scatenato i maggiori commenti negativi che hanno inondato il web nelle ore successive alla messa in onda del servizio. Secondo quanto documentato dell'inchiesta, le piume utilizzate per l'imbottitura dei piumini proviene da allevamenti ungheresi, dove le oche vengono spiumate vive quattro volte l'anno; una pratica contraria alla normativa europea che prevede che il piumaggio delle oche venga raccolto una volta l'anno, durante il periodo di muta degli animali, mediante pettinatura, una tecnica che non causa dolore né stress alle oche. Le piume, come documentato dal servizio, vengono invece strappate provocando lacerazioni alla pelle degli animali.
Lacerazioni che vengono ricucite grossolanamente, in attesa della ricrescita delle nuove piume che saranno nuovamente strappate. L'inchiesta prosegue poi prendendo in esame i ricarichi praticati sui capi, evidenziando che un piumino che va in vendita al pubblico a 1.200 euro, costa in realtà euro per materiali e 40 euro per la mano d'opera di laboratori dell'Est Europa.
La difesa di Moncler
L'azienda guidata da Remo Ruffini ha risposto alle denunce del programma di Rai 3 con un comunicato nel quale si afferma che "Moncler utilizza solo piuma acquistata da fornitori obbligati contrattualmente a garantire il rispetto dei principi a tutela degli animali". Una difesa che non è bastata ad arginare le proteste di chi sul web giura che non acquisterà mai un capo Moncler e degli investitori che hanno preferito cedere le azioni del marchio.