Pippo Baudo si appresta a festeggiare i 60 anni di carriera televisiva e non vuole saperne di andare in pensione. Chiamato da Felice Laudadio al Bifest per raccontare il suo rapporto col mondo del Cinema ed i suoi incontri con i grandi personaggi della settima arte, dimostra di non aver perso la voglia di frequentare quel piccolo schermo che lo sconvolse fin da quando lo vide per la prima volta, da ragazzo.
Un destino segnato il suo, nonostante i genitori spingessero per fargli percorrere altre strade: il papà voleva che fosse avvocato – Pippo si è laureato in giurisprudenza – mentre la madre avrebbe preferito una carriera da medico; “Sei un pagliaccio” gli diceva spesso, non fidandosi del mondo dello spettacolo: “Posso dire che non avesse tutti i torti” osserva malizioso il presentatore.
I pizzicotti per non ridere
Baudo ripercorre al Bari International Film Festival i suoi rapporti con il cinema: dall’apparizione in “Sono un fenomeno paranormale” di Alberto Sordi, che per girare una scena ricreò appositamente lo studio di “Domenica in”, al provino andato male con Pietro Germi per “Sedotta e abbandonata” (“Non avevo il fisico da siciliano”).
E poi ancora il suo lavoro per Visconti nel “Gattopardo”, quando si occupò di adattare in dialetto alcuni dialoghi di Burt Lancaster e i tanti “musicarelli” girati per Goffredo Lombardo, tra i quali cita con piacere “Zum Zum Zum”, in cui doveva darsi dolorosi pizzicotti per non ridere per le improvvisazioni di Peppino De Filippo. Infine il ricordo di Federico Fellini, che frequentò a lungo il dietro le quinte dei suoi programmi per documentarsi sul funzionamento della televisione prima di girare “Ginger e Fred”.
Le dure critiche alla televisione di oggi
“Federico mi aveva chiesto di interpretare il ruolo del presentatore televisivo, ma poi mi disse che non ero abbastanza antipatico e così chiamò Franco Fabrizi per quel personaggio così negativo” ricorda Baudo, che, prima di ricevere il premio per l’eccellenza artistica, rivive con il pubblico di Bari le partecipazioni dei grandi del cinema delle sue trasmissioni, quando anche le semplici promozioni di un film si trasformavano in sketch indimenticabili, grazie anche al lavoro degli autori.
Una televisione scritta e pensata che lo porta inevitabilmente a criticare il modo attuale di intrattenere sul piccolo schermo. “Oggi non ci inventiamo più nulla, facendo massiccio ricorso ai format stranieri – accusa Baudo – vanno di moda i talent, che ormai sono troppi e riescono a sfornare solo personaggi che durano una stagione”. Il conduttore non ama nemmeno i programmi che fanno un eccessivo ricorso al pettegolezzo, come quelli di Barbara D’Urso che “ci sguazza”, mentre il suo “Grande Fratello” è semplicemente “una forma di maleducazione televisiva”.
L’amore-odio per Beppe Grillo
Baudo sembra molto deluso anche dalla Rai, che dovrebbe smettere di inseguire le televisioni commerciali ed avere una sua cifra particolare, che riesca ad abbinare popolarità e cultura.
È curioso sentire parole così sconfortate da uno dei più celebri talent scout del mondo dello spettacolo che, scherzando, dice di pentirsi di una delle sue scoperte, Beppe Grillo: “Ahimè cosa ho combinato, lo trovai in un localino di Milano dove improvvisò uno spettacolo solo per me”. In realtà il presentatore riserva parole affettuose per un “grandissimo comico, che oggi sembra avere tanta nostalgia del teatro; ormai la politica deve averlo un po’ stufato”.