Allontanata e isolata fin da quando era bambina, Erica è costretta a convivere con una fastidiosa quanto rara malattia. La Tmau (trimetilaminuria) è una disfunzione metabolica che provoca un difetto della normale produzione dell’enzima flavina monoossigenasi ed è più comunemente conosciuta come la sindrome da odore di pesce. Nel corso della puntata di ieri sera de Le Iene la trentatreenne ha raccontato dei disagi con i quali convive fin da quando era piccola a causa di un’invalidità invisibile ad occhi nudi ma percepibile attraverso l’olfatto.
La giovane ha rivelato di aver iniziato a pensare al suicidio fin da quando frequentava la quinta elementare. “Il mio corpo emana odore di pesce marcio attraverso la saliva, la pelle, il sudore, l’urina e le secrezioni vaginali” - ha spiegato Erica nel corso dell’intervista a Nina Palmieri.
All’inviata del programma televisivo di Italia 1 la giovane ha rivelato di non aver saputo nulla di questa malattia per diverso tempo e che l'associava a i problemi intestinali che aveva fin da ragazzina. Inoltre ha precisato di non percepire il cattivo odore e che anche la famiglia era assuefatta al punto di non avvertire particolari fastidi.
“Se ne accorgeva la gente intorno a me, io vedevo situazioni strane e non comprendevo certi comportamenti”.
'Da ragazzina ho pensato anche al suicidio'
Nel corso dell’intervista rilasciata a Le Iene Erica ha raccontato una serie di episodi in cui si è venuta a trovare in forte imbarazzo a causa delle problematiche derivanti dalla sindrome di odore di pesce. “Ricordo che a scuola di danza uscirono tutti dalla stanza ed una ragazzina mi indicò per far capire che c’era qualcosa che non andava”. La situazione è peggiorata con il trascorrere degli anni con la ragazza che non riusciva a capacitarsi di quanto le stava accadendo. “Arrivavo a fare sei docce al giorno. Una volta in treno i passeggeri cambiarono vagone per non stare con me ed in ufficio i colleghi aprivano le finestre anche in inverno”.
Convivere con la Tmau le ha creato non pochi problemi anche nel relazionarsi con i ragazzi nonostante fosse molto corteggiata: “Non c’erano i baci profondi e io non comprendevo il perché”. La trentatreenne ha riferito di aver fatto diversi controlli: “I medici riconducevano il tutto ad una questione psicosomatica e ad un certo punto mi stavo convincendo che era una paranoia, una problematica mentale”.
La svolta grazie all'ex fidanzato
La svolta arriva grazie all’aiuto dell’ex fidanzato: “Eravamo in auto e lui mi disse che sentiva un odore che era molto simile alla puzza di pesce”. Da quel momento Erica ha iniziato le ricerche per individuare uno specialista che potesse far chiarezza sulla malattia che da tempo la tormentava.
“Ci siamo attivati e siamo arrivati alla dottoressa Sidoti”. Quest’ultima dirige l’unico centro, presso l’Università di Messina, che si occupa della Tmau. “Finalmente ho potuto dare un nome alla mia malattia e dimostrare che non ero pazza”. La ragazza ha scoperto di essere il caso numero quindici in Italia ma la dottoressa Sidoti ha spiegato che in tanti potrebbero non sapere di essere affetti da questa malattia. Nella maggior parte dei casi la sindrome dipende da una mutazione genetica ma può essere provocata anche da alterazioni ormonali, del fegato e da ciclo mestruale.
“Con una dieta rigida è possibile ridurre il cattivo odore”. Tra gli alimenti da eliminare o ridurre ci sono il pesce, le uova, i fagioli, i piselli, i frutti di mare e il latte e i suoi derivati.
Inoltre bisogna prestare attenzione alla scelta dei detergenti. “Possono peggiorare l’emissione di questi odori” - ha precisato la dottoressa Sidoti.
Nonostante ciò non mancano le problematiche per Erica che ha presentato domanda di invalidità: “In queste condizioni è difficile mantenere un lavoro”. Nel frattempo la vita di Erica ha avuto una svolta sentimentale ed il fidanzato (Michele) fa il possibile per farla sentire sempre a suo agio: “Si inventa anche le ricette con i pochi alimenti che posso mangiare”.