Un posto al sole ha mostrato sempre un grande interesse per le tematiche sociali più attuali, cercando di restare sempre al passo coi tempi. In queste puntate la soap ha deciso di affrontare un argomento molto delicato e controverso quale quello delle web challenge. Dalla Blue Whale 2017, alla Momo Challenge nel 2018 fino alla più recente creepypasta legata a Jonathan Galindo che ha avuto popolarità nel 2020, ma cosa sono esattamente queste sfide? E quanto c'è di vero dietro questi profili inquietanti, che adescherebbero i bambini per spingerli a farsi del male?

A seguire verrà analizzato l'argomento e la modalità con cui Upas ha deciso di affrontarlo.

Chi è Jonathan Galindo e cosa c'entra con Un posto al sole

Per iniziare è giusto parlare della web challenge di Jonathan Galindo che nel 2020 era stato segnalato dalle cronache dei media italiani come la causa che avrebbe portato al suicidio di un bambino a Napoli, nonostante non ci fosse alcun collegamento diretto. È fondamentale sottolineare che non è mai stata provata una qualche relazione tra questo caso di cronaca e l'inquietante personaggio nato sul web. Questa notizia non ha mai avuto alcun riscontro reale a parte il racconto del piccolo che riferiva di dover seguire l'uomo nero, da qui l'idea di qualche giornalista di associare quel caso alla web challenge del momento.

Ma chi è Jonathan Galindo? Questo personaggio si presenta come un uomo dalle fattezze che richiamano chiaramente il personaggio Pippo della Disney. Tuttavia, per contrasto, è proprio la scelta di un personaggio così innocuo a rendere la sua maschera ancora più inquietante. Da quel che narra questa leggenda metropolitana Galindo rappresenterebbe un pericolo soprattutto per i ragazzini con i quali entrerebbe in contatto su piattaforme come Tik Tok o Instragram.

Una volta agganciato il bambino, Galindo inizierebbe a fare domande sempre più personali e a mostrarsi sempre più minaccioso. La leggenda vuole che, non rispondergli o ignorarlo, porterebbe a conseguenze terribili e questo porta la vittima ad ascoltarlo. E qui partirebbero poi le challenge. Questo tizio inquietante chiederebbe al minore di soddisfare alcune sue richieste e di superare alcune sfide, pena la sua incolumità.

Ricordiamo che si tratta dì una leggenda metropolitana e che il possibile collegamento tra questa challenge e la morte di minorenni è sempre stata smentita dai fatti.

Una leggenda metropolitana

Queste informazioni si basano più sul passaparola che su veri e propri eventi. Tali leggende metropolitane si vanno ingigantendo nel corso del tempo e i racconti diventano sempre più inquietanti e dettagliati. Parlare in modo eccessivo di una leggenda può avere, però, un doppio effetto deleterio. Il primo è quello di generare un'isteria di massa, creando il panico tra i minori e i genitori, in merito all'esistenza di questi "orchi" che vogliono fare del male ai bambini. Il secondo punto però è forse peggiore del primo, perché laddove il mostro non esista si finisce per crearlo.

Inutile dire che non è mai esistito un Jonathan Galindo, il nome è una pura invenzione e la maschera nasce da un progetto artistico sicuramente inquietante, ma che non ha nulla a che fare con sfide ai bambini. In genere tutto inizia per caso. A qualcuno viene in mente di creare un falso profilo con un'immagine sinistra, per fare scherzi macabri o raccontare una creepy pasta. In questo caso è stata usata una foto di un artista molto stravagante presente sui social, a cui è stato associato un racconto terrificante, poi però la situazione è andata fuori controllo. Altre persone hanno iniziato a copiare l'idea. I profili di Jonathan Galindo, o chi per lui, hanno iniziato a moltiplicarsi rendendo reale quella che era una leggenda.

Dietro, ovviamente, possono nascondersi altri ragazzini convinti che fare uno scherzo così macabro possa essere divertente, ma anche qualche adulto realmente malintenzionato.

Chi sta cercando di fare del male a Bianca?

Questo porta alla scelta di Un posto al sole. Tale argomento dovrà essere trattato facendo presente che il web è pericoloso e i piccoli vanno seguiti, ma che non sempre esiste un orco. Spesso si tratta di "giochi" riproposti dagli stessi bambini e, prima di farsi prendere dal panico, sarebbe il caso di controllare tra gli amici dei propri figli. Questo però non deve portare a sottovalutare il problema. Una challenge proposta in tal modo può avere ripercussioni devastanti sulla psiche di un minore.

Da qui il consiglio di seguire i figli sempre, ma senza mai eccedere in paure irrazionali.

Ora, nel caso di Bianca, sono bastati pochi episodi per capire che tutto sembra nascere da un contesto scolastico. La narrazione parrebbe puntare, quindi, più sul concetto di controllo dei propri figli che sull'esistenza di "mostri". In attesa di capirne di più risulterà sicuramente interessante capire come la soap intenderà affrontare l'argomento nel prosieguo della storyline.