Emanuel Caserio ci accoglie sul set de Il Paradiso delle Signore con fare un po’ timido, ma si rivela subito disponibile per raccontarci la varie sfaccettature di Salvatore Amato, il personaggio da lui interpretato nella soap di Rai 1 che in ogni puntata racconta le gioie e i dolori della Milano degli anni Sessanta. Salvatore si destreggia tra il suo bar e la vita amorosa disastrosa. Dalla rottura con Gabriella, passando dal matrimonio finito per niente bene con Anna, Emanuel Caserio rivela che la vita sentimentale del suo personaggio non si discosta tanto dalla sua. “È complicato essere corrisposti nel momento giusto”, ma sicuramente il successo della sua carriera d’attore mantiene il perfetto equilibrio nella sua vita.
Non solo Il Paradiso delle Signore, nel 2024 sarà anche protagonista di una serie su Netflix.
EC: Se potessi tornare indietro cambieresti qualcosa del tuo percorso nel mondo dello spettacolo?
BN: Sì, non farei qualcosa, non sempre si azzeccano tutte le scelte. Per quanto riguarda la formazione rifarei le stesse cose e aggiungo anche la gavetta. Però alla fine, tutto sommato, quello che cambierei sarebbe veramente poco.
Si può sapere cosa cambieresti?
Meglio di no, anche perché qualcuno si potrebbe offendere (ride).
Come ti prepari prima di una scena importante? Hai qualche rito particolare a cui non puoi proprio rinunciare?
Riti in particolare non ne ho, però ripasso la scena allo sfinimento perché ho una pessima memoria.
Ne Il Paradiso delle signore come vivi nei panni di Salvatore Amato?
Se dovessi incontrarlo per strada come lo descriveresti?
Sinceramente non so, ma credo che lo abbraccerei. Mi capita spesso che le persone mi fermino e mi abbraccino come se conoscessero Salvatore Amato da sempre. A ogni modo il mio personaggio è un ragazzo spontaneo, quello della porta accanto: buono, semplice e genuino.
Emanuel ha la stessa sfortuna di Salvatore in amore?
Sì, sicuramente non è fortunato come Salvatore Amato (ride). È difficile trovare l’amore vero, essere corrisposti è veramente complicato, un lavorone.
Come è stato il tuo debutto al cinema con il film I ponti di Sarajevo, che oltretutto è stato presentato al Festival del cinema di Cannes nel 2014?
Non mi aspettavo che andasse a Cannes. È stata un’esperienza bellissima, molto impegnativa. Interpretavo un soldato che si doveva suicidare, quindi a livello di preparazione è stato abbastanza complesso. Il regista Leonardo di Costanzo è stato bravissimo nel dirigerci, lui ha sempre girato documentari quindi nell’interpretazione ci chiedeva estrema verità.
Pensi che i colossi dello streaming possano portare i cinema all’estinzione?
Credo di sì, purtroppo non prevedo un futuro meraviglioso. Per carità le piattaforme streaming portano più lavoro a chi sta dietro e davanti a una macchina da presa, però secondo me stanno togliendo tantissimo pubblico al cinema. Molti film nemmeno escono più nelle sale per uscire direttamente sulle piattaforme. Anche in teatro, purtroppo, ci va sempre meno gente.
Come vivi il potere dei social? Ti fanno paura o li vedi come una grossa opportunità?
Sono un’opportunità perché ti fanno conoscere per quello che sei se li usi bene. A oggi c’è anche molta cattiveria celata attraverso questi social, la gente si sfoga e non pensa che dall’altra parte ci sia un essere umano, quindi spero che in futuro vengano usati un po’ meglio da quello che vedo.
Com’è il tuo rapporto con gli hater? Secondo te perché usano i social per manifestare il loro odio?
Penso che la gente sia arrabbiata e anche frustrata, quindi trova come valvola di sfogo scrivere dei commenti negativi. Non la vivo benissimo, ovviamente dipende dagli insulti. Se arrivassero da persone a cui tengo ci rimarrei male, mentre quando provengono da persone che non conosco so che fa parte del gioco.
Cosa immagini una volta finito il tuo percorso con Il Paradiso del signore? Hai qualche sogno nel cassetto che ci potresti svelare?
A oggi sono già molto felice di quello che è arrivato nell’ultimo periodo, come una serie in cui sono protagonista e uscirà su Netflix il prossimo anno. Non chiedo molto di più di quello che già ho, però spero in una continuità.