Forse ne gioiranno i pisani, che non dovranno più fare gli slalom tra i turisti che si fanno ritrarre nel tentativo di sorreggere la torre pendente, ma ai fotografi compulsivi o occasionali di monumenti la notizia non piacerà affatto. A Strasburgo il 9 luglio sarà discussa una legge sul copyright dei monumenti pubblici e, a seconda dell'iter che avrà la norma, potrebbe diventare necessaria un'autorizzazione per fotografare i monumenti o i palazzi d'Europa. A introdurre il dibattito è stata la giovane eurodeputata Julia Reda, eletta con il Partito Pirata tedesco, e riguarda la cosiddetta "libertà di panorama".

In Italia, così come in molti altri paesi europei, la libertà di panorama consente di poter ritrarre o riprodurre un monumento o un edificio che si trova in un luogo pubblico, senza infrangere alcun diritto d'autore. L'applicazione di questa norma poi varia da un Paese all'altro: per esempio in UK e Austria la libertà di panorama è garantita anche in luoghi chiusi ma accessibili al pubblico, mentre in Francia la Tour Eiffel non può essere fotografa di notte. E può anche accadere che la libertà di panorama sia sottoposta anche a una "territorialità", come accade per i video di YouTube, cioè che un'immagine riprodotta legalmente in uno Stato possa diventare illegale se condivisa in un altro Stato il cui l'ordinamento vigente non lo consenta.

Le norme in materia di copyright nell'Unione Europea risalgono al 2001, quando ancora la condivisione delle foto sui social non né la prassi né l'eccezione. Non esistevano infatti Flickr, Facebook e tutte le altre piattaforme social. Pertanto la legge proposta da Julia Reda mira ad aggiornare la normativa al progresso tecnologico, andando a regolamentare il percorso che una fotografia compie da quando è scattata al momento in cui è condivisa su un sito ad accesso pubblico, diventando perciò potenzialmente riproducibile a fini commerciali.

A complicare le cose però ci si mette una clausola non-commerciale proposta dall'eurodeputato francese Jean-Marie Cavada, presidente del raggruppamento politico ALDE, che "Considera che l'uso commerciale delle fotografie, del materiale video o altre immagini delle opere che sono posizionate in modo permanente in luoghi pubblici fisici debba essere sempre soggetto ad autorizzazione preventiva dell'autore o dell'intermediario che agisce per loro conto".

Dall'obiezione posta da Cavada però si aprirebbero scenari grotteschi, come già sottolineato da Julia Reda: "stanno rendendo proibito qualcosa che è già consentito in metà dei paesi dell'Unione Europea".

A fianco della Reda scende in campo anche Charles Swan, direttore dell'Association of Photographers, che bolla la proposta come "assurda". Swan è anche un avvocato specializzato in proprietà intellettuale, e si aggiunge al dibattito con l'immancabile humour britannico: "Perché mai non si dovrebbe poter scattare foto del paesaggio o di uno skyline e non poterne fare ciò che si vuole? Sarebbe piuttosto disastroso e la maggior parte del pubblico britannico, non solo i fotografi, penserebbe che questo sia veramente orribile.

Le uniche persone per cui potrebbe essere una buona notizia sono gli architetti".

Un nuovo controverso capitolo sembra quindi aggiungersi al volume di questioni già poste dalle opere d'arte nell'età della loro riproducibilità tecnica - per dirla alla Benjamin - e della loro condivisione social.