Un italiano su due mangia un piatto a base di tonno almeno una volta a settimana secondo uno studio della Doxa. Per questo è importante conoscere cosa c'è dietro il contenuto delle amate scatolette.

Greenpeace e il tonno in scatola

È di questi giorni la pubblicazione di una ricerca cheGreenpeace ha condotto per valutare quali tra 11 marche di tonno in scatola vendute in Italia (che rappresentano l’80% delle vendite totali) siano da considerare migliori secondo criteri di sostenibilità ambientale e sociale. L’associazione ambientalista ha inviato un questionario alle aziende, chiedendo precise informazioni sulle loro politiche e i loro prodotti; ha richiesto documenti e certificati, incontrato le aziende, consultato le informazioni pubbliche e fatto indagini nei supermercati.

Il punteggio per stilare la classifica è stato assegnato sulla base dei seguenti parametri:

  • Tracciabilità
  • Politica per un approvvigionamento sostenibile
  • Metodi di pesca
  • Stato di salute degli stock di tonno utilizzati
  • Etichettatura del prodotto e informazione ai consumatori
  • Responsabilità - Impegni per una pesca equa e giusta
  • Supporto alla creazione di Riserve Marine e promozione di un cambiamento dell'industria del tonno
  • Impegni precisi per evitare tonno che proviene da Pesca Illegale, Non Documentata e Non Regolamentata

La classifica

Secondo Greenpeace il miglior tonno in scatola è quello di ASdoMAR, prodotto da Generale Conserve, una delle aziende del tonno più importanti in Italia. “Si sta seriamente impegnando per evitare metodi di pesca distruttivi, e ha scelto di favorire la pesca sostenibile e offrire piena trasparenza ai consumatori”.

Dietro ad ASdoMAR si posizionano i prodotti a marchio Esselunga, Conad, Riomare, COOP, Nostromo, Carrefour, tutti marchi che stanno migliorando le proprie politiche, ma devono fare qualcosa di più per offrire un prodotto 100% sostenibile.

In fondo alla classifica troviamo il tonno in scatola a marchio Mareblu, Mareaperto, Lidl e Auchan.

Tutti questi marchi sono molto lontani dall’offrire un prodotto sostenibile ai consumatori italiani.

Greenpeace contro Mareblu

In particolare Greenpeace è fortemente critica verso Mareblu; sostiene l’associazione ambientalista che “nella maggior parte delle sue scatolette finisce infatti tonno pescato con reti a circuizione usate con sistemi di aggregazione per pesci (FAD), che svuotano i nostri mari uccidendo ogni anno migliaia di giovani esemplari di tonno (baby-tuna) e numerosi animali marini, tra cui squali e tartarughe.

Non è l’unico neo: Thai Union, l’azienda che dal 2010 è proprietaria del marchio Mareblu, è stata recentemente coinvolta in uno scandalo internazionale che riguarda la violazione dei diritti umani lungo le sue filiere di produzione.”