Almeno 500 donne appartenenti alla minoranza religiosa degli Yazidi sono state rapite in Iraq dai miliziani jihadisti dello Stato Islamico (ISIS). Secondo le notizie diffuse dal Ministero per gli affari femminili iracheno, le donne sarebbero prigioniere con i loro bambini in parte in una grande casa di Sinjar, mentre altre sarebbero state spostate all'aeroporto di Tel Afar dopo che i miliziani dell'ISIS avevano conquistato la città di Sinjar e ucciso almeno 500 uomini.

La pulizia etnica nel califfato di Mosul

Gli Yazidi sono una minoranza religiosa di etnia curda che si ispira allo zoroastrismo pre-islamico, considerata eretica dai sunniti dell'ISIS e per questo motivo finiti nel mirino dei fondamentalisti.

Stessa sorte che è toccata a tutte le altre minoranze che popolano la regione di Mosul, dove i jihadisti hanno proclamato la creazione di un califfato islamico. L'offensiva dell'ISIS nei loro confronti sta provocando un vero e proprio esodo degli Yazidi verso le montagne desertiche del nord-ovest dell'Iraq. Nei giorni scorsi una deputata yazida, Vian Dakhil, ha implorato il governo e la comunità internazionale affinché facciano qualcosa per salvare il suo popolo.

Sulle montagne di Sinjar ci sono 30.000 famiglie yazide in fuga senza acqua né cibo. Gli elicotteri dell'esercito iracheno sono intervenuti lanciando pacchi di provviste alimentari, ma nel frattempo almeno 70 bambini e 30 anziani sono morti di sete. Altri 40 bambini, secondo una denuncia dell'Unicef, sono stati trovati morti a causa delle violenze subite nel corso dei combattimenti per la conquista di Sinjar.

La sorte delle 500 donne rapite

La notizia del rapimento delle 500 donne, che rischiano di essere trasformate in schiave, potrebbe finalmente attirare l'attenzione internazionale su quella che è diventata una vera e propria emergenza umanitaria, provocata da una guerra civile che ha assunto i contorni della pulizia etnica, nei confronti della quale il governo di Baghdad ha dichiarato la propria impotenza. L'appello per "misure urgenti" alla comunità internazionale non può rimanere inascoltato.