Un nuovo messaggio, intitolato "Die in your rage" (muori nella tua furia) è stato riportato oggi dal Site. Un appello lanciato dal portavoce dello Stato Islamico Abu Muhammad al Adnani a tutti i jihadisti sul suolo europeo, un invito a "colpire i crociati" ovunque si trovino. Nel messaggio non mancano i riferimenti ai più recenti eventi che hanno scosso la comunità internazionale: "Avete visto infatti cosa un singolo musulmano ha fatto con il Canada e il suo Parlamento, e quello che hanno fatto i nostri fratelli in Francia, Australia e Belgio", riporta il Site nel citare il discorso di Adnani.

I chiari riferimenti si rifanno agli attacchi terroristici degli ultimi mesi, dalla tragedia di Charlie Hebdo all'attentato al Parlamento di Ottawa lo scorso 24 ottobre. Non mancano riferimenti alla morte del re saudita Abdullah: " Chiediamo ad Allah di spedirlo all'inferno e di distruggere la casa regnante saudita".



Il messaggio arriva in un momento particolarmente turbolento dello scenario internazionale: al cuore del problema l'ISIS e la sua rete internazionale. I più recenti sviluppi vedono la liberazione di Kobane, città a nord della Siria presa d'assedio dall'ISIS sin dai primi dell'ottobre 2014. La città è stata finalmente riconquistata dai gruppi di resistenza curdi, dopo 4 mesi di scontri.

L'ISIS aveva conquistato in questi mesi il 40% del territorio, ma i curdi hanno più volte impedito l'espansione all'intera città.

La notizia della "vittoria" curda, riportata dall'Osservatorio siriano per i diritti umani di Londra, arriva mentre i combattimenti - seppure molto meno frequenti - continuano nelle aree periferiche della città, in particolare in due aree precise della periferia orientale dove la resistenza jihadista non è stata completamente sopraffatta: tra i combattenti jihadisti è stata segnalata la presenza di molti minorenni.

Tuttavia il web sta già festeggiando la rivalsa curda, facendo circolare sui principali social network le foto delle bandiere curde nei luoghi principali della città. La resistenza curda, guidata da Mahmoud Barkhadan, sta avanzando fin nei sobborghi: il 90% di Kobane, secondo l'Osservatorio, è attualmente in mano alle forze ribelli anti-Isis.

Ma l'ISIS rimane comunque un nemico temuto: è ancora in stallo la sorte di Kenji Goto, reporter giapponese attualmente prigioniero dell'organizzazione. L'ultima immagine dell'uomo risale a sabato, quando l'ISIS ha diffuso online un video in cui Goto tiene in mano una foto della decapitazione dell'altro ostaggio giapponese Haruna Yukawa. L'appello allegato al video richiamava l'attenzione del premier Shinzo Abe al "dialogo" con i terroristi e chiedeva al Giappone di intermediare per l'ISIS con la Giordania. Di fatto, gli ultimi dubbi legati all'autenticità del video sono stati risolti. Secondo il portavoce dell'esecutivo, Yoshihide Suga, il video è autentico e la voce è quasi sicuramente quella di Goto. Il Giappone ha rinnovato la sua fermezza nel fare il possibile per salvare l'ostaggio.