Un’ ondata di violenza che non sembra finire. Omicidi come se fossero vendette logiche, indignazione che si trasforma in compassione e nella solita dose di commenti a portata di mano. Alatri, Vercelli e Pinerolo: morti apparentemente lontane tra loro ma che vanno ad evidenziare un disagio non indifferente. Una settimana nera per la cronaca nera del nostro paese, una settimana che non sembra placare l’ira omicida di chi riversa le proprie frustrazioni su persone spesso innocenti. Un omicidio può essere una notizia che desta scalpore in ogni paese e a volte può essere considerato fisiologico (anche se il termine subisce una forzatura non indifferente).

Ma tre o quattro episodi nel giro di poche ore sanciscono un punto di non ritorno, un problema da affrontare subito.

Non solo perché si rischia un’ondata di violenze non indifferente, che sembra non placarsi davanti a nulla, ma anche che questo argomento venga cavalcato dai populisti per antonomasia, da chi chiede la certezza della pena o ancor meglio la legittima difesa. Intanto omicidi e istinti killer continuano ad accompagnare l’ormai ex Bel Paese, visto che è difficile categorizzare con un aggettivo positivo il caos che si è venuto a creare.

Le colpe rimbalzate

Dolore e sofferenza costante per omicidi ingiustificati, rabbia per come sono avvenuti. Il caso eclatante è quello di Alatri, con il giovane Emanuele ucciso da un branco di individui, perché chiamarli persone è fin troppo ragionevole.

Oppure l’aggressione di Borgo Vercelli, dove un uomo ha prima speronato la sua ex moglie e successivamente ha deciso di accoltellarla senza pietà.

Un quadro rivoltante di questa Italia che soffre e se la prende con i più deboli, una rabbia incontrollata figlia di troppe esternazioni fuori luogo da chi dovrebbe pensare a compiere il lavoro, ma spesso si dimentica il proprio ruolo istituzionale.

Un paese alle sbando per colpe rimbalzate per troppo tempo dai suoi stessi cittadini, dove non importa la pena o il dolore: importa solamente farsi giustizia da soli, senza preoccuparsi della controparte.

L’ istigazione alla violenza e quella mancanza di una pena severa

Spesso molti esponenti della politica hanno sventolato il vessillo della certezza della pena per chi non rispettava le leggi italiane.

E si chiede una legittima difesa che tarda ad arrivare. Ma davvero abbiamo bisogno di questo? Davvero il popolo italiano ha la capacità di valutare una situazione di pericolo imminente?

I fatti di cronaca purtroppo smentiscono le richieste e la voglia di giustizia. In un Paese in cui trasformiamo la rabbia in omicidio, senza nessuna pietà, non possiamo pretendere la legittima difesa. In un momento storico in cui l’odio e la rabbia vengono costantemente alimentati da una situazione caotica e poco chiara, avere delle armi in casa ed essere autorizzati anche in alcuni casi ad utilizzarle, vuol dire creare ancora più caos. In un momento di non lucidità abbiamo visto che anche vecchi amori o persone care vengono spazzate via da una feroce follia, figuriamoci quando ci sentiamo defraudati in casa nostra da degli sconosciuti.

In un momento di lucida follia che sta attraversando questo paese, dobbiamo chiedere una certezza della pena ma non la libertà di sparare per difenderci. Perché se non riusciamo a distinguere i nostri amori e i nostri sentimenti, avere la possibilità di farlo con la legge a nostro favore rischia di trasformare questo paese in un’autentica polveriera. E basta una scintilla per far scoppiare un incendio.