Sono solo coincidenze. Ma la paura e un inquinamento ormai ai massimi storici hanno attraversato le menti di ogni cittadino della zona. Domenica 7 maggio, il canale romano (che collega il Lago di Paola al mare) è stato il teatro di uno scenario macabro: una moria di pesci e di esseri viventi senza precedenti, un colore dell'acqua che rasentava il grottesco.
La denuncia sulle condizioni dell'acqua è arrivata due giorni dopo il rogo di Pomezia: l'associazione mentale, seppur errata, è stata immediata. Ma le coincidenze sono davvero terrificanti: due disastri ambientali nel giro di due giorni e a 40 chilometri di distanza.
Ammoniaca e cloro le cause
Dalle prime analisi effettuate si riscontra subito che l'associazione tra i due eventi può essere esclusa: cloro e ammoniaca avrebbero superato il limite massimo, portando ad un disastro ambientale non indifferente. Due disastri nel giro di 48 ore, con un impatto sull'ambiente incredibile. Parliamo di zone che vivono di agricoltura ma anche di pesca: tutta quell'acqua è finita nel mare, in quanto il canale Romano è il principale sbocco. E la differenza tra l' "ecodisastro" di Pomezia e quello di Sabaudia è nulla. E a rimetterci saranno, ancora una volta, le generazioni future.