Una nube tossica a fare da sfondo verso l'entroterra, una moria di pesci non indifferente nel canale romano di Sabaudia che collega il Lago di Paola al mar Tirreno. Una coincidenza agghiacciante, che stritola in una morsa il litorale laziale. Storie di inquinamento, storie di disastri ambientali che si verificano in una zona in cui l'ambiente dovrebbe essere il fiore all'occhiello. Un vanto secondo molti, un tappeto sotto cui nascondere un' indecenza civica per pochi.

Due casi di inquinamento a pochissima distanza, in due zone praticamente vicinissime: parliamo di un raggio di 40 chilometri, in linea d'aria siamo intorno ai 60 chilometri.

Un disastro difficilmente attribuibile, anche perché parliamo di un incendio scaturito dalla mancanza di norme di sicurezza, ma anche di un versamento nel Lago pontino di cloro e ammoniaca. I primi dati sono tutto tranne che incoraggianti: l'Arpa interviene a due giorni di distanza, in una zona in cui l'inquinamento ha raggiunto i massimi storici. Nella provincia di Latina, soprattutto nella parte Nord (ai confini con Roma, precisamente nella zona della nube tossica di Pomezia), si riscontrano dei dati inquietanti: lo sviluppo di cellule tumorali aumenta gradualmente, le falde acquifere sono inquinate. Ma nessuno realmente si muove.

Brucia l'amianto e i pasti nelle scuole vengono ritirati

Venerdì 5 maggio, inizia il tam tam sui social network.

"Nube nerissima a Pomezia, si respira un odoraccio. Chiudete tutto". I messaggi sui social possono essere strumentalizzati, ma la preoccupazione è reale. Nella mattinata scoppia un incendio nello stabilimento di stoccaggio e smaltimento di rifiuti industriali Eco X al km.33 della via Pontina Vecchia. Dopo cinque giorni, ancora non è stata chiarita la causa scatenante, ma qui la situazione è ben più grave del previsto.

La zona nella periferia di Pomezia presenta tantissime coltivazioni agricole, che si estendono su una vastissima area. L'impatto ambientale potrebbe non essere immediato, ma i rischi e i pericoli ci sono. Nelle zone adiacenti, soprattutto nelle scuole, è stato diramato il divieto da parte del Campidoglio di «approvvigionamento delle derrate alimentari provenienti da un raggio di 50 km dal luogo dell'evento fino a nuova disposizione».

E intanto ai comuni interessati dall'incendio è stato ordinato di fornire ai propri cittadini delle maschere protettive. In quel rogo c'era amianto, lo conferma la procura di Velletri, che oggi ha riportato i primi dati della Asl di Roma 6. Siamo di fronte ad un disastro di dimensioni incalcolabili e la conferma arriva anche dalle autorità competenti.

La nuova terra dei fuochi

Gli scavi non hanno mai confermato le dichiarazioni di Carmine Schiavone, ex pentito dei Casalesi. Ma i numeri delle morti e i disastri ambientali confermano: la zona pontina è la nuova terra dei fuochi. L'ex camorrista ha confermato che lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici avveniva in quelle zone prima del 1998. E a confermarlo sono i numeri e i rapporti che in questi anni sono stati diramati dall'azienda sanitaria locale: l'incidenza e il rischio sono elevati proprio nella zona che racchiude la provincia di Latina.

Gli stessi comuni nominati in un'intervista alle Iene da Schiavone.

Due giorni dopo, il Lago di Paola, situato nel comune di Sabaudia, ha visto morire uno dopo l'altro ogni singolo essere vivente al suo interno. Motivo? Cloro e ammoniaca superiori al valore limite. Scarichi di rifiuti tossici, falde acquifere inquinate e tante altre ipotesi. Ma in una zona già martoriata per ben altri motivi, si continua a morire. Non solo nel Lago. "Il cielo sopra Pomezia è di un altro colore, l'aria è irrespirabile": è questo lo stato d'animo di chi vive e lavora in quelle zone, di chi quotidianamente continua a resistere ad un'aria difficilmente respirabile. E una terra così giovane, che ha visto la sua nascita non più di cento anni fa, continua a sopravvivere a migliaia di metastasi che hanno totalmente invaso una popolazione intera. Servirebbe un'eutanasia, servirebbe uno switch. Ma potrebbe essere già troppo tardi.