Si avvicina il 25 aprile 2017 e ci si aspetta, come sempre, un profluvio di celebrazioni e commemorazioni in tutta Italia. Bandiere tricolori, discorsi di sindaci e, soprattutto, storie di partigiani e di Resistenza. Non è male, dunque, fare qualche ripasso di storia contemporanea e ricordare, in particolare, la parte più dimenticata di questo periodo: il contributo delle donne.

La Resistenza fu quel che si dice un fenomeno di popolo: non ci furono limiti elitari alla partecipazione. Nemmeno quelli di genere. Il sito dell'ANPI ricorda 35 000 donne partigiane, spesso tornate nell'anonimato, dopo il 1945.

Senza di loro, sarebbe stato più difficile comunicare in segretezza, nascondere le armi, far arrivare approvvigionamenti.

25 aprile 2017: ricordare le donne libere

La coincidenza col 25 aprile della seconda puntata della fiction "Di padre in figlia" sembra quasi apposita. Ma i veri appuntamenti sono altri. Il 25 aprile 2017, uscirà nelle sale "Libere" di Rossella Schillaci: un film documentario sull'emancipazione femminile durante la Resistenza e sul ritorno forzato delle donne alla dimensione domestica, nel secondo dopoguerra.

Il film è stato composto con immagini e audio originali, provenienti soprattutto dall'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza. Naturalmente, in esso, sono in primo piano le interviste alle donne partigiane: Joyce Lussu, Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra e Giuliana Gadola Beltrami, per citarne alcune.

Le musiche sono di Giorgio Canali, con un contributo di Milva.

Durante la Resistenza, le donne partigiane facevano propaganda antifascista, assistevano i detenuti politici, recuperavano beni di primaria necessità, curavano i feriti, cucinavano, raccoglievano fondi e mantenevano le comunicazioni. Ma sapevano anche imbracciare le armi.

Le ragazze dai 16 ai 18 anni erano impiegate come staffette, perché ritenute meno sospette: erano coloro che portavano messaggi da una brigata all'altra o alle famiglie dei partigiani.

Le donne erano brave a camuffare armi e munizioni; spesso riuscivano a evitare le perquisizioni, adducendo compiti urgenti: malati da curare, bambini da accudire.

Le loro azioni erano comunque molto pericolose (soprattutto quelle delle staffette) e comportavano il rischio concreto di arresto e tortura. Nonostante questo, nel dopoguerra ritornarono quasi tutte al focolare e non si videro riconoscere alcunché.

Le donne nella Resistenza: concorso dell'ANPI

Naturalmente, l'ANPI non avrebbe potuto tirarsi indietro. Per il 25 aprile 2017, a Savona, la sezione "M.O. Felice Cascione" ha bandito il concorso "Le donne nella Resistenza". Il bando si rivolge alle classi della scuola secondaria di primo grado dell'Istituto Comprensivo Ceriale (siti: Scuola Media Statale "F.lli Cervi", Istituto Secondario di primo grado LECA). I partecipanti dovranno proporre progetti artistici e letterari a tema.

Questi sono i titoli: "Le donne nella Repubblica Italiana"; "Le donne nella Resistenza e Guerra di Liberazione"; "Oppressione e violazione della libertà di donne e uomini nella storia"; "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli (art. 11 della Costituzione)". L'inaugurazione avverrà, appunto, il 25 aprile 2017 alle ore 17:00, nella Sala del Museo Storico della Resistenza (Piazza del Popolo 5 - Leca d'Albenga).