Sono trascorsi 42 anni dall’omicidio di pier paolo pasolini avvenuto nella notte tra l'1 ed il 2 Novembre del 1975, all’Idroscalo di Ostia. Molto di quella tragica notte resta ancora avvolto nel mistero ed ora un nuovo carteggio getta luce sull’interesse avuto dai servizi segreti per l’attività dello scrittore. Infatti è notizia di questi giorni il ritrovamento di alcuni fascicoli che proverebbero come l’intellettuale italiano fosse spiato dagli agenti del Sid. A riportare la notizia è il settimanale 'L’Espresso' con un approfondimento a cura di Paolo Biondani, il quale cita documenti contenuti nel libro: “Pasolini.

Un omicidio politico”, firmato da Paolo Bolognesi e Andrea Speranzoni, da dove si può dedurre l’attività di osservazione alla quale Pasolini sarebbe stato sottoposto.

Il fascicolo n. 2942

I documenti in questione mostrerebbero chiaramente come sullo scrittore fosse stato aperto un fascicolo con il numero 2942 presso l’ufficio del Sid. La documentazione sarebbe dunque la prova di un’intensa attività di controllo della sua vita privata e professionale probabilmente indirizzata a capire, in modo particolare, cosa avesse scoperto durante la preparazione del documentario “12 Dicembre” nel quale avanzava l’ipotesi delle Stragi di Stato, quando tutta l’opinione pubblica e le istituzioni rivolgevano lo sguardo verso il terrorismo rosso come possibile responsabile degli eccidi.

Ora questo nuovo carteggio getterebbe luce sull’interesse avuto dai servizi segreti per l’attività dello scrittore: seguito e spiato da quel Sid che invece di favorire il lavoro dei magistrati inquirenti, nel corso degli anni si sarebbe reso protagonista di depistaggi e coperture nei confronti dei terroristi neri, al punto da fornirgli soldi e aiuto materiale affinché venisse garantita la loro latitanza.

Per il brutale assassinio del poeta, cineasta e scrittore dal pensiero critico e profondo c’è un solo colpevole ufficiale: Pino Pelosi, 17enne all’epoca dei fatti e morto lo scorso luglio dopo una lunga malattia. Molti analisti che si sono occupati del caso, come del resto anche i familiari, sono fermamente convinti che l’omicidio sia stato deciso da mandanti rimasti occulti nel corso degli anni ed eseguito da Pelosi con la collaborazione di altre persone rimaste anch’esse senza un volto.

Gli anni che precedono la sera di quel primo novembre sono scanditi per Pasolini da un profondo impegno politico: nel 72’ pubblica Empirismo eretico accolto con indifferenze da gran parte della critica e soprattutto continua a lavorare al romanzo Petrolio, pubblicato postumo nel 1992, del quale in soli tre anni accumulò 500 pagine di appunti, senza dimenticare il gravissimo atto di accusa lanciato dalle pagine del Corriere della Sera il 14 Novembre 1974, nell’editoriale intitolato “Io So” in cui affermava senza nessuna reticenza, di conoscere i responsabili dell'esplosione del periodo della stragi che dilaniavano il paese: "…Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Piazza della Loggia e dell'Italicus dei primi mesi del 1974 … Io so.

Ma non ho le prove". L’omicidio Pasolini dunque, rientrerebbe in uno scenario più ampio che riguarda tutto il decennio degli anni settanta, passati alla storia come gli 'Anni di piombo' e che possono essere annoverati tra i periodi più oscuri della storia di questo Paese; rappresentati idealmente come una densa nebbia estesa fino ai giorni nostri, la quale non permette ancora di far piena chiarezza su tanti casi rimasti irrisolti.

Gli Anni di piombo: perpetrare il male per assicurare il bene

Con l’appellativo “Anni di piombo” si intende un periodo che va dalla fine degli anni sessanta all’inzio degli anni ottanta e devono essere letti alla luce di quella che fu definita come la strategia della tensione: una strategia di tipo eversivo volta a creare uno stato di tensione e paura tra la popolazione tale da auspicare svolte di tipo autoritario, la quale fu possibile grazie all’organizzazione di strutture segrete, gruppi paramilitari e organizzazioni eversive.

Gli anni settanta sono gli anni dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, crivellato di colpi all'interno della sua auto la sera del 20 Marzo a Roma, sono gli anni del sequestro dell’Onorevole Moro, sono gli anni della piena attività della P2, delle Brigate Rosse e del terrorismo nero, ma soprattutto sono gli anni dello stragismo: Da Piazza Fontana a Piazza Della Loggia passando per la strage alla questura di Milano, una lunga scia di sangue corre lungo tutto quel periodo lasciando dietro di sé numerosi delitti rimasti irrisolti. Durante gli anni settanta il potere per garantirsi il controllo del corpo sociale, ha dato prova dell’inaudita ferocia con cui difendere i propri interessi ed il brutale assassinio dell’intellettuale italiano è legato a doppio filo a vicende sulle quali ancora non è stata fatta piena chiarezza.

Ora l’inchiesta contenuta nel libro “Pasolini. Un omicidio politico” pubblica nuovi elementi, tra cui le testimonianze degli abitanti dell’idroscalo di Ostia che in più occasioni hanno messo a verbale come quella maledetta sera, sul luogo del delitto, non c’erano solo Pasolini e Pelosi, ma diverse altre persone. La speranza è che dopo alcuni decenni si riesca a far finalmente luce su un delitto di portata storica com’è quello di Pier Paolo Pasolini.