Il gesto finora ha ottenuto un solo effetto: acuire il dolore di una famiglia. La lettera che Francesco Mazzega, il fidanzato killer di Nadia Orlando, ha scritto ai suoi genitori non è ancora arrivata a destinazione. Ma il solo fatto di sapere che l'assassino della figlia abbia scritto loro, ha fatto sprofondare i familiari della ragazza in uno stato di afflizione, se è possibile, ancora peggiore di quello che vivono ogni giorno, dal 31 luglio. Nadia, 21 anni, fu strangolata dal fidanzato di 15 anni più grande di lei, conosciuto sul lavoro e che lei voleva lasciare.

Lui vagò una notte in auto col corpo di lei accanto, per poi decidere di andare a consegnarsi. Dopo 57 giorni in carcere, oggi è ai domiciliari con il braccialetto elettronico nella casa dei genitori a Muzzana del Turgano, in provincia di Udine. Il parroco del paese, don Cristiano Zentilin, ha confermato l'invio della missiva.

'Spero sia andata persa, è tardi per le scuse'

A Dignano, paese dove abitano i genitori di Nadia, la lettera del fidanzato che era stato accolto in casa con affetto, non è ancora arrivata. "Non so nemmeno se avremo il coraggio di aprirla e leggerla", ha detto Andrea Orlando, il papà della vittima. "Spero che sia andata perduta", ha commentato Federico Cancian, cugino di Nadia, perché ritiene sia passato già troppo tempo e sia tardi per le scuse.

E soprattutto che sia troppo comodo cavarsela con delle "scuse", ricordarsi solo ora che Nadia aveva una famiglia che l'amava. Un gesto per Cancian completamente inutile, o meglio che acuisce solo un dolore inestirpabile. Oltretutto, per il cugino, un gesto di assai dubbia sincerità. D'altra parte, don Zentilin, parroco di Muzzana del Turgano, il paese in cui Mazzega è ai domiciliari, esorta i genitori di Nadia a non aver paura delle parole perché solo l'ammissione di responsabilità può liberare.

E cita le parole di Gesù nel Vangelo "la verità vi farà liberi e i genitori di Nadia hanno bisogno di essere liberati dal loro dolore". Per il padre di Nadia, c'è solo una ferita che non si rimargina: "Lo squarcio è vivo come il primo giorno, anche se oggi sono passati tre mesi. Ci si sveglia e si va a dormire piangendo". Unica consolazione sono l'affetto della gente e ben altre missive: le cose intense e profonde di significato che scrivono loro le persone comuni.

Giustizia per Nadia, la raccolta di firme

Gli amici di Nadia hanno deciso di attivarsi per contrastare una "ingiustizia": la decisione del tribunale del riesame di Trieste di scarcerare Mazzega e di concedergli gli arresti domicilari. Una decisione che ha provocato persino la reazione degli altri detenuti del carcere di Udine che hanno protestato un'intera notte. Gli amici non ce l'hanno fatta ad aspettare l'esito del ricorso della Procura di Udine sul quale la Cassazione si esprimerà solo il prossimo 6 febbraio, e hanno avviato una petizione nazionale che ha raccolto finora 15mila sottoscrizioni, e un'altra regionale che ha raccolto 13mila firme. Tanta gente e almeno una cinquantina di comuni friulani hanno aderito all'iniziativa.

Anche il papà di Nadia ha detto: "Mi aspetto che la giustizia faccia la sua parte". Le petizioni rivolte ai massimi vertici istituzionali chiedono che Mazzega torni in carcere in attesa del processo e in casi di reati contro la persona, contro le donne, specialmente femminicidi, la legislazione preveda norme e provvedimenti molto più restrittivi e non consenta gli arresti domiciliari in attesa del processo. La petizione regionale, invece, chiede che la Regione Friuli Venezia Giulia si costituisca parte civile nel processo penale contro l'omicida.