L'avvento della tecnologia ha portato numerosissimi cambiamenti nonché vantaggi nella vita di tutti i giorni: possiamo facilmente comunicare con una persona distante chilometri da noi e scambiarci velocemente informazioni di ogni tipo. La sua introduzione è stata talmente rivoluzionaria da definire i nuovi nati "flgli dell'era digitale". Come tutto il resto, però, anch'essa deve essere usata nel migliore dei modi per non nuocere a se stessi e agli altri; sfortunatamente al giorno d'oggi c'è un abuso della tecnologia che può perfino sfociare nella dipendenza.

Un abuso sempre più preoccupante riguarda la peropornografia e a dirlo sono i dati raccolti dall'Unicef: il 53% dei bambini sfruttati per produrre materiale pedopornografico ha 10 anni o anche meno, mentre sono in aumento le immagini di bambini di età compresa tra 11 e 15 anni (dal 30% del 2015 al 45% del 2016). La cosa che più sconvolge è che spesso per accedere a siti del genere non servono link e contatti ambigui, perché si nascondono stando in bella vista, risultando addirittura siti "legali"; inoltre il materiale può essere scaricato facilmente e chiunque può contribuire ad arricchire l'archivio del sito in questione semplicemente caricando altro materiale.

Tra i casi più recenti quello di un giudice di Messina, Gaetano Maria Amato di 57 anni, il quale è stato accusato di produzione e diffusione di materiale pedopornografico e di reclutamento di minori per partecipare ad esibizioni pornografiche.

L'uomo sui social appariva come una persona a modo, con una famiglia, due cani, degli amici e con molteplici interessi.

I risvolti psicologici

La pedopornografia è una branca della pedofilia, la quale viene considerata un disturbo psichiatrico caratterizzato da fantasie sessuali e comportamenti ricorrenti che hanno come oggetto di interesse bambini solitamente sotto i 13 anni; questi portano all'eccitazione ed alla soddisfazione sessuale.

Oltre a danneggiare la salute psicologica del colpevole, ha forti conseguenze psicologiche anche sulla mente della vittima. Il passato di chi commette atti del genere è spesso burrascoso a causa di maltrattamenti, violenze (sessuali e non) e in generale episodi percepiti come umilianti, dei quali ci si ricorda anche da adulti perché accompagnati da un sentimento di odio.

Alcuni studi affermano che alla base di questi comportamenti patologici ci sia un profondo sentimento di inadeguatezza nei confronti di un partner adulto; questo sentimento genera nelle persone la convinzione di non riuscire ad essere all'altezza del partner desiderato, perciò le loro mire si spostano sui bambini, perché visti come persone che non emettono giudizi, che non sono in grado di respingere chi tenta di avvicinarsi a loro.

Oltre alle pulsioni patologiche, le persone che commettono atti simili devono anche confrontarsi con la loro morale: tutti sanno che abusare di un bambino va contro la morale individuale e contro una morale più universale. Egli deve allora cercare di aggirare la sua morale per poter soddisfare le sue pulsioni, creandosi una pseudo-morale che giustifichi il suo comportamento per esempio negando le conseguenze che derivano dal suo comportamento, attribuendo la colpa alla vittima o giustificandosi dicendo che sono in molti ad abusare di minori.

Purtroppo questo fenomeno continua a crescere e a trovare mezzi diversi per potersi diffondere, come i computer, i cellulari ed i social network. Una maggiore consapevolezza delle conseguenze, accompagnata ad uso più consapevole della tecnologia, potrebbe essere un buon inizio per cercare di contrastarne la sua diffusione.