Sempre eccentrico ed imprevedibile nelle sue dichiarazioni, Donald Trump ha costantemente fornito di sé l’immagine del tipico cittadino medio americano: estremamente patriottico, con idee politiche da populista scatenato (aldilà della sempre manifestata volontà di riallacciare contatti con la Russia di Putin) e soprattutto con una personalità che straboccava self-confidence ovunque.

Ma come il magnate si è insediato nella Casa Bianca in ruolo di Presidente, ha dato prova in una serie di lunghe interviste che fondamentalmente lui non è nessuna di queste cose.

La stampa e l’opinione pubblica americana, che giorno dopo giorno stanno imparando a conoscere il personaggio in questione, lo accusano di essere una persona fondamentalmente infantile: con le sue classiche uscite sensazionalistiche dal lessico un po' incerto, Trump non sembra sia mai psicologicamente uscito dai tempi della sua infanzia newyorkese. L'immaturità, infatti, sta diventando la giusta qualità associabile alla sua presidenza, e la mancanza di autocontrollo il suo leitmotiv.

Essendo il Presidente della più importante potenza economico-militare del pianeta, l’imprenditore doveva di certo mettere in conto che la sua vita si sarebbe arricchita di molto stress fra impegni presidenziali e messaggi alla Nazione: eppure quando viene preso in causa, le sue risposte non superano generalmente le 200 parole svisceranti frettolosamente quattro o cinque argomenti, prima di finire con il suo main topic classico riguardante l’ingiustizia della stampa nei confronti delle sue azioni.

La sua incapacità di focalizzare l’attenzione sui problemi interni e internazionali da risolvere, rende difficile per lui imparare e padroneggiare i fatti. È spesso mal informato sulle proprie politiche e dà impulsivamente delle direttive frequentemente contraddittorie con quanto sostenuto pochi giorni prima nei suoi comunicati stampa.

Una constatazione che preoccupa

Ma forse la cosa più preoccupante di tutte, è la constatazione che il Presidente naviga a vista alla disperata necessità di una perpetua approvazione esterna, nel tentativo di stabilizzare una positiva idea di sé, raccontando a tutti storie eroiche sulla sua figura.

Le sue frequenti falsità non sono altro che sforzi di costruire un mondo in cui possa sentirsi bene per un istante e ingannare comodamente anche sé stesso.

Mr. President può quindi definirsi come la migliore personificazione possibile dell'effetto Dunning-Kruger, fenomeno psicologico per mezzo del quale una persona subisce una distorsione cognitiva circa il proprio operato in un campo della realtà. Questo può accadere quando si è privi di conoscenze e competenze utili ad un auto-valutazione, che siano coerenti ad uno standard sociale di giudizio positivo o negativo. Riassunto in poche parole, tale principio spiega il signor Trump come un incompetente, troppo incompetente per comprendere la propria incompetenza.

La sua volontà di essere amato da chiunque, lo porta ad affermare che la gente sia con lui, ma anche a confidare segreti dell’intelligence americana a suoi visitatori russi, come recentemente successo.

È chiaro che Trump non abbia tradito il suo popolo perché tifa Russia nella corsa al potere globale, o perché nasconde malevoli intenti doppiogiochisti. Lo ha fatto perché in lui manca un senso di automonitoraggio che sappia mettere a freno gli impulsi, difetto questo che evidenzia la pericolosità di un uomo sostanzialmente vuoto, in grado di mettere a rischio la sicurezza di un intero Stato governandola a modo suo, senza freni.