Augusto imperatore, primo "princeps romano", morì nel 14 d.C. Duemila anni ci separano da quella data: un intervallo d'ampiezza quasi inconcepibile per la "rapidità d'uso" del mondo d'oggi. Il prodromo istituzionale che l'imperatore personificò e che plasmò l'intera storia occidentale è stato, in numerose eccellenti iniziative culturali, storicamente ripercorso e celebrato.

Augusto nacque a Roma, nel 63 a.C. Il suo nome fu Gaio Ottavio e divenne Gaio Giulio Cesare soltanto dopo la morte del dictator Giulio Cesare. Fu in genere chiamato Ottaviano, finchè nel 27 a.C.

non ricevette il titolo di augusto. Di facoltosa famiglia di Velitrae, suo padre, il senatore Gaio Ottavio, lo rese orfano a soli quattro anni. La madre Azia, nipote di Giulio Cesare, ne ebbe attenta cura. Di fragile salute, accompagnò Cesare nel trionfo del 46 a.C. ma seppe del suo assassinio, nel 44 a.C., in Epiro, perchè impegnato negli studi. Conobbe dal testamento d'esser stato adottato come figlio dal dictator, e a soli diciotto anni s'assunse un incarico d'immane responsabilità.

Senatore a vent'anni, dopo la sconfitta di Antonio a Modena nel 43 a.C. fu componente del Triumvirato; con la sconfitta di Bruto e Cassio a Filippi, in Macedonia, Ottaviano rientrò a Roma. Dopo numerosi episodi di battaglie e contrasti politici, sposò Livia Drusilla, amata e sempre tradita.

A lui vennero assegnate le province di Occidente, tranne l'Africa e l'Italia. In lotta con Pompeo, e impegnato nella fondazione di colonie, già si fregiava del titolo di imperator. Vinse in Illiria e Dalmazia, intorno al 33 a.C. e con l'aiuto di Agrippa investì ingenti somme di denaro per urbanizzare Roma. Nel 32 venne meno il triumvirato, cui seguì una dichiarazione di guerra a Cleopatra e Antonio.

La battaglia navale di Azio volse a suo favore: i due nemici, in rotta, si dettero la morte l'anno successivo, mentre Ottaviano già invadeva l'Egitto.

Riformò l'esercito, riqualificò la flotta, riorganizzò le colonie. Ogni ambito delle istituzioni fu toccato, rimodulato, riedificato. La sua auctoritas s'accrebbe inarrestabile e lo seguiva già il titolo di augusto.

Accanto, Mecenate, Virgilio, Orazio, Ovidio e Properzio ne coadiuvarono, cantandone o amplificandone, le gesta. Fece erigere l'Ara Pacis e nel 12 a.C. divenne pontifex maximus.

Il princeps mantenne la sua Pax Augusta, stimolò il commercio, coniò nuova moneta e coltivò la propria immagine. Ampliò e consolidò i confini dell'Impero e al termine affidò incarichi ai figliastri Tiberio e Nerone Druso. Dopo il 13 d.C. fece testamento, depositandolo presso la casa delle Vestali. Morì il 19 agosto del 14 d.C, a Nola. Fu divinizzato per "inevitabile" opportunità politica. Scrisse lo storico Michael Grant: "Egli fu uno degli amministratori di maggior talento, energia e abilità che il mondo abbia mai conosciuto".

La pax romana, frutto d'organizzazione del già vasto impero, assicurò 200 anni d'una certa evoluzione economico-sociale, a cui fu complanare il Cristianesimo. Autore delle sue Res Gesta, piccolo di statura, dallo sguardo sereno e chiaro, fu sufficientemente fermo, crudele, abile e lungimirante. Nel 2008, Roma avviò un progetto di riqualificazione del suo mausoleo, eretto nel 28 a.C. e a lungo restato in condizioni di abbandono. Nel 2014, la municipalità approvò un intervento di restyling della piazza adiacente al monumento funebre, di cui - ad oggi - ancor nulla emerge. Ma non sono ancora trascorsi 2000 anni.