"Ad ottobre ci dovranno essere risposte chiare", lo ha detto il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli che assieme alle altre sigle confederali chiede risposte esaustive da parte del Governo Gentiloni sul blocco dell'adeguamento dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita.

Sindacati pronti a mobilitazioni

Come riportato da Pensioni Oggi, infatti, le organizzazioni sindacali sarebbero pronte ad avviare nuove mobilitazioni qualora l'esecutivo non dimostrasse interesse nel riprendere in mano la delicata questione visto che, a partire dal 2019 i requisiti per l'accesso alla pensione potrebbero aumentare di ulteriori 5 mesi fino al raggiungimento dei 67 anni di età anagrafica.

"Noi vogliamo continuare il confronto, ma questo non basta se i tavoli non producono risultati: finora nella Fase 2 ci sono stati timidi passi in avanti del tutto irrilevanti"; ha spiegato il sindacalista Ghiselli che in questi giorni è stato impegnato nel dibattito alle Giornate del Lavoro. La cosiddetta Fase 2 del pacchetto previdenza, quindi, entra nel vivo anche se molti temi attendono ancora di essere discussi al fine di giungere a degli interventi concreti da inserire nella nuova Legge di Stabilità 2018. La richiesta delle tre sigle confederali Cgil, Cisl e Uil è apparsa abbastanza chiara: bloccare l'adeguamento automatico dei requisiti ai dati Istat che a partire dal 2019 determinerà un ulteriore aumento dell'età pensionabile.

Un argomento su cui il Governo Gentiloni potrebbe essere chiamato a rispondere nel più breve tempo possibile a margine del prossimo incontro fissato per la fine di settembre.

Cgil contraria alla pensione di garanzia

Contrarietà dei sindacati anche per quanto riguarda l'eventuale introduzione della cosiddetta pensione di garanzia a favore delle giovani generazioni visto che, stando al parere delle parti sociali incentiverebbe il lavoro nero.

L'assegno di garanzia di circa 600 euro mensili, infatti, sarebbe utile per tutti i lavoratori con carriere discontinue e che rischiano di percepire assegni pensionistici molto bassi. L'ipotesi lanciata dall'esecutivo, però, comporterebbe il ricorso a forme di previdenza complementare; cosa che molti lavoratori con carriere discontinue non potrebbero permettersi.

E' questo il motivo da cui scaturisce la contrarietà dei sindacati: "Noi chiediamo un sistema che incentivi a restare nel sistema pubblico e di evitare l'uso di fondi complementari al posto degli ammortizzatori sociali".