Parte dala Sicilia la manifestazione "Not in my Name" voluta dal mondo islamico italiano per l'orgoglio dei musulmani onesti contro l'abuso della religione a scopi terroristici. Lo slogan voluto è allo scopo di dissociarsi dal radicalismo che offende il vero messaggio dell'Islam, e il suo percorso verso Roma, in piazza Santi Apostoli, è determinante per l'aiuto alla convivenza integrante tra i popoli dove hanno partecipato tutte le moschee d'Italia per condannare il terrorismo jihadista. A Parma, Reggio Emilia e Lucca fino a Milano dove sono intervenuti anche alcuni politici unendosi ai loro messaggi di pace e di grida verso un no unanime della paura.

Quali vittime della stessa violenza che sta vivendo il mondo occidentale in cui si sono integrati, questa parte dell'Islam moderato reagisce così a quella che molti definiscono la guerra santa dell'Isis.

Reazioni e commenti

Nel web,il blogger Bassem Braiki parla al popolo islamico incitando la lotta contro il terrorismo, e mentre si osservano i commenti di chi vorrebbe portare la sua parola in merito alle disumane atrocità di questi ultimi giorni, altri si soffermano a leggere i fatti narrati chiedendosi se questo è il mondo che Dio aveva promesso. Per il bene economico di alcune Nazioni si sono nascoste le sanguinose realtà che da tempo si consumavano in Medio Oriente. I Potenti si sono uniti ai loschi personaggi di un tempo ormai finito dove, dittatori come Saddam Hussein o Mu'ammar Gheddafi erano capaci di tenere circoscritta l'esplosione del terrorismo e la sua migrazione verso Occidente.

Immensa è l'ignoranza di noi tutti e di quello che abbiamo finto di non sapere, aiutati forzatamente dai Media che hanno magistralmente giostrato sull'intera comunicazione della verità.

Perché questa guerra?

Elementi dominanti sono stati l'oro giallo e l'oro nero con cui si poteva concordare il favoritismo allo scambio armando i paesi della dittatura.

A guerre silenziose di cui poco c'interessava venivano rivolti i patti della morte. Oggi sta venendo alla luce che abbiamo toccato il fondo e non riusciamo più a contenere il marcio che i compromessi hanno fomentato nell'odio di quelle fazioni del Paese soppressi dalla legge del califfo. Dedicando le sue guerre in nome di un Dio del Popolo, che ognuno considera il 'suo', prosegue tramandato di padre in figlio una fede che acceca incutendo paura e plaudendo all'odio verso altri pensieri; abbiamo venduto all'Africa e al Medio Oriente i mezzi portatori di morte al fine di alimentarne gli scontri.

Gli uomini oggi dell'Isis da noi sono stati forgiati, voluti, armati e addestrati, poi sfuggiti al nostro controllo abbiamo negato la loro unione al terrore del Califfato. Erroneamente ci siamo arrogati il diritto di violarne la religione burlandoci del 'Credo' e cercando di decretare verbi alla loro politica culturale.

La voce dell'Islam in pace

La manifestazione voluta dal vero Islam, in conseguenza ai barbari attentati dell'Isis, hanno unito l'intero popolo della pace a condanna del terrorismo che il 13 novembre a Parigi ha portato la morte di 130 persone. In questo assembramento dell'orgoglio musulmano ci si auspica che le future generazioni non abbiano insegnamento che porti all'odio e alla violenza in nome di quel Dio che non è unico, ma è di tutti.

E questo corteo orientato alla comunicazione sociale "contro il terrorismo, le guerre e la diffidenza nei confronti dei musulmani", a voce alta avrà da gridare insieme a quelli che vi si sono uniti, "NOT IN MY NAME".