Nel sud Italia sembra stia tornando il medioevo, almeno a seguire le vicende che riguardano gli animali. Sebbene il progresso morale ed etico porti infatti alla tutela per legge degli animali, in molte regioni italiane vige l’anarchia assoluta. Ogni giorno si leggono barbarie perpretate a danni di pets (ossia degli animali d’affezione) per i quali spesso i malfattori restano impuniti, nonostante le denunce fatte dagli animalisti.

Ultima in ordine di tempo è una “campagna di abbattimento” fai da te con del veleno. Vittime una mamma con i suoi cuccioli che erano seguiti da alcuni volontari.

I referenti della zona denunciano decessi per avvelenamento che avrebbero già colpito centinaia di cani. Tutto ciò avviene a Noto (Sr). Notizia di qualche giorno fa è invece il tentativo di far fuori Leo, un cane diventato famoso per aver seguito il feretro del suo padrone durante il funerale avvenuto a Favignana (Trapani) per il quale è sceso in campo anche il Sindaco ad assicurare che il colpevole sarà trovato e punito.

Questi sono solo gli ultimi due episodi che seguono purtroppo i vari animali torturati, trascinati con le auto, imbottiti di petardi e via discorrendo di cui la stragrande maggioranza avviene al Sud. Uno specchio di una civiltà che di civile ha ben poco. Unica consolazione i tanti volontari e cittadini che trovano il coraggio di denunciare tali scempi.

Purtroppo il randagismo al sud non sembra destinato a fermarsi. Sebbene i cani vaganti siano di responsabilità dei comuni in cui sono ritrovati spesso restano randagi per mancanza di spazi e di risorse finanziarie. Mancanza a cui spesso i volontari animalisti cercano di mettere “una pezza”.

Da una parte la colpa è sicuramente del giro d’affari che comportano i vari canili (rimborsati anche 4,50 euro al giorno per cane), dall’altra la normativa vigente che non viene attuata.

Le ultime notizie in fatto di legislazione sono l’istituzione di un “Tavolo tecnico veterinario per le strategie e le linee guida di lotta al randagismo” in cui recentemente l'onorevoleMichele Anzaldi ha avanzato l’ipotesi di una tassa per chi non sterilizza i propri animali. Dal canto nostro occuparsi in prima persona dei cani di proprietà dei sindaci sarebbe invece il primo passo.

Troppo comodo lasciare tale compito ai volontari che non sanno voltarsi dall’altra parte e troppo facile tassare chi non sterilizza quando in primis non vengono seguiti i cani “statali”.

Come sempre ci vorrebbe il buon esempio arrivare dall’alto. Visto che sembra utopia ci auguriamo che si trovi sempre più il coraggio di denunciare gli abbandoni, le torture, le uccisioni con tanto di nomi e cognomi e che le forze dell’ordine trovino modo e tempo per occuparsi di un problema che, per alcuni è minore, ma tale non è, soprattutto quando diventano pericolo pubblico e sanitario i branchi di cani randagi non monitorati e seguiti dal punto di vista medico.