Si sta facendo molto caldo in questi giorni il dibattito sulla riforma costituzionale proposta dal governo in carica. Tutti ne parlano, ma pochi citano un punto cruciale. Ecco l'articolo 117, nella versione "riformata", come sarebbe: "La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dai vincoli derivanti dall'ordinamento dell'Unione Europea e dagli obblighi internazionali". Capito? Per la prima volta si inserirebbe in costituzione il riferimento all'Unione Europea: diventerebbe così obbligo costituzionale obbedire ai vincoli di Bruxelles e più in generale alle imposizioni sovranazionali (quel riferimento agli "obblighi internazionali" potrebbe benissimo essere un rimando alle necessità di seguire tutto quanto ci ordinano gli Stati Uniti o il FMI, per esempio).

In pratica, questa riforma priverebbe il nostro paese di ogni residua forma di sovranità nazionale. Ovviamente, nessuno degli organi dell'informazione ufficiale ci parla di questo punto, perché nel caso con tutta probabilità quasi tutti boccerebbero questa riforma.

Chi sono i sostenitori della riforma?

La scorsa puntata della Gabbia Open, la trasmissione di Gianluigi Paragone, ha fatto vedere un'intervista agli esponenti italiani di Black Rock, il più grande fondo finanziario del mondo, con sede negli Stati Uniti: erano tutti schierati per il sì alla riforma, aggiungendo uno come motivazione: "I mercati hanno bisogno di stabilità, di non troppe discussioni sulle decisioni". Inoltre, anche l'amministratore delegato di McDonald's Italia si è espresso tendenzialmente per il sì, affermando che "le multinazionali temono la vittoria del no".Il sì unanime alla riforma arriva anche da Confindustria.

Ancora qualche dubbio sul fatto che questa riforma sia stata progettata per favorire le multinazionali ed i grandi apparati industriali e finanziari?

JpMorgan dietro alla riforma

Il 38 maggio 2013, lasocietà finanziaria statunitense JpMorgan scrisse un documento intitolato "Aggiustamenti nei paesi dell'area euro", dove alle pagine 12 e 13 si parla espressamente delle costituzioni dei paesi del Sud Europa.

Ecco qui un estratto: "I sistemi politici e costituzionali del Sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, governi centrali deboli nei confronti delle regioni, tutele costituzionali nei confronti dei lavoratori, tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo, il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi".

E poi vi sono diversi altri passi in cui, in poche parole, si dice che le costituzioni attuali sono d'impaccio per il sistema finanziario internazionale e che quindi necessiterebbero di opportune modifiche. Ancora dubbi? Se non vogliamo renderci ulteriormente dipendenti dagli ordini di Bruxelles e della finanza internazionale votiamo tutti un NO convinto, senza remore.