Due temi sono in discussione, oggi, per quanto riguarda la politica italiana. Quello più noto è il cosiddetto "Ius soli", cioè la proposta di concedere fin dalla nascita la cittadinanza italiana ai bambini nati da stranieri residenti in Italia. Quello meno conosciuto, invece, riguarda il CETA, trattato commerciale che istituirebbe un mercato unico UE-Canada, con annessa possibilità, per le aziende private, di far causa ai singoli Stati qualora questi ponessero dei limiti all'assoluta libera circolazione di merci, manodopera e capitali.

Queste due tematiche apparentemente sconnesse hanno, in realtà, un comune filo conduttore: rientrano nella pretesa di erodere le sovranità e le identità delle nazioni, per privilegiare il cosiddetto "mercato globale", ovvero un mondo in cui i mercati transnazionali prevalgono sugli interessi degli Stati, e dove le cittadinanze nazionali verrebbero ridotte al mero significato dell'esser nati in una determinata zona.

Perché opporsi allo ius soli

Per dire no allo "ius soli" ci sono delle ragioni valide: se una coppia di immigrati regolarmente residente in Italia continua a mantenere la cittadinanza del paese d'origine, che senso ha che il figlio sia, fin dalla nascita, cittadino italiano? Non è più rispettoso aspettare che compia 18 anni, così potrà liberamente decidere se prendere la cittadinanza italiana, se confermare quella dei genitori, o se optare per la doppia cittadinanza? Ogni nazione sovrana dovrebbe valorizzare la propria storia, cultura e identità: sentirsene parte vuol dire condividerne il patrimonio culturale comune. Ma è proprio l'ideologia globalizzante, "mondialista", che vuole cancellare i concetti di identità, popolo, cultura specifica, per omologarci tutti in una monocultura planetaria di individui-consumatori globali.

Il pericolo del Ceta

Analogamente a quanto riguarda la cultura e la cittadinanza, sul piano finanziario la tendenza dominante è quella di erodere le economie locali e nazionali, in favore del mercati globalizzati dominati dalle multinazionali. Fortunatamente è stato affossato il TTIP, il trattato di libero scambio USA-UE che, fra le altre cose, avrebbe aperto il nostro mercato ai prodotti insalubri diffusi in USA come carni agli ormoni, OGM, o polli trattati con cloro.

Però sta per subentrare un accordo analogo, il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), mercato unico UE-Canada che porterebbe, oltre all'eliminazione delle barriere tariffarie (i dazi doganali, già bassi), anche di quelle non tariffarie, ossia norme tecniche e criteri di conformità dei prodotti adottate dagli Stati per proteggere la salute delle persone e l'ambiente.

Inoltre causerebbe un'invasione di prodotti che imitano quelli tipici dei vari paesi europei: ad esempio in Canada si producono imitazioni del prosciutto di Parma o del Parmigiano Reggiano, e potrebbero arrivare anche OGM, grano trattato con glifosato, verdure trattate con pesticidi fin ora da noi vietati. Ma soprattutto - cosa più grave - le aziende private potrebbero portare in causa i singoli Stati, qualora ponessero dei limiti alla circolazione di prodotti ritenuti di dubbia sicurezza per salute o ambiente.

Ricordiamo che il Pd sta premendo per l'approvazione del CETA e anche per quella dello "ius soli": insomma, sembra proprio che quello di Renzi sia il partito amico delle multinazionali e degli speculatori finanziari, e in questo senso ha fatto emergere non pochi dubbi l'incontro di gentiloni a Palazzo Chigi con George Soros, il famigerato magnate che ha speculato sulla lira e sulla sterlina.

Oggi la demarcazione non è più fra destra e sinistra, ma fra chi difende la sovranità dei popoli - quindi le rispettive culture ed economie locali - e chi sta dalla parte del capitalismo globalizzato e dell'alta finanza internazionale.

Solo risovranizzando le economie potremo garantire diritti sociali: uno Stato sovrano può proteggere i propri comparti produttivi e tutelare le fasce più povere di popolazione tramite politiche sociali forti. La concentrazione delle economie in pochi monopoli, o multinazionali, oltre a distruggere le specificità locali, crea al contrario una ristretta cerchia di ricchissimi e aumenta sempre di più le fasce di povertà.