E’ davvero iniziata l’era Trump. Nei corridoi della Casa Bianca gli uomini dello staff del nuovo presidente sono rinvigoriti dopo il tweet che ieri annunciava i cambiamenti: "Grande giorno domani per la sicurezza nazionale. Tra le tante cose costruiremo il muro!" Così, il portavoce Sean Spicer confermava che Trunp si accinge a firmare due ordini esecutivi, uno dei quali sull’immigrazione e sulla sicurezza del confine che comprende la costruzione di una grande barriera con il Messico. L’altro riguarda il "catch and release", creato da Obama, cioè il rilascio degli immigrati illegali fermati alla frontiera.

In realtà gli ordini esecutivi che il nuovo inquilino della Casa Bianca sta per firmare sono diversi. Ma andiamo per ordine.

La battaglia diplomatica col Messico

La costruzione del muro dovrebbe iniziare nel giro di pochi mesi, nel frattempo “gli uomini del presidente” stanno lavorando alla sua progettazione. L'estensione e i costi non sono stati ancora esplicitati, fino ad adesso gli unici dati che si hanno in tal senso sono quelli dati da Trump in passato: 1600 chilometri per un costo di circa 8 miliardi di dollari. L’unica informazione certa è che l’intenzione del neo presidente è quella di far rimborsare al Messico il 100 per cento delle spese. Ma questa affermazione è stata rigettata al mittente da parte del presidente messicano Enrique Peña Nieto.

Il quotidiano spagnolo El Pais ha riportato alcune sue frasi prese da Twitter e Facebook: "Il Messico non crede nei muri, il Paese non pagherà per una costruzione su un terreno di proprietà della frontiera americana". Inoltre il presidente messicano ha annunciato che 50 consolati del Messico negli Stati Uniti si trasformeranno in una sorta di rete diplomatica per difendere i diritti dei migranti: "Le nostre comunità non sono sole".

Sempre Sean Spicer a contorno dell’annuncio sulla costruzione del muro aveva pure specificato che lungo il confine col Messico si sarebbero creati dei luoghi di detenzione per i clandestini, in modo tale da chiudere definitivamente con la loro liberazione sancita dalla politica del "catch and release". In aggiunta alle misure restrittive non saranno concessi finanziamenti alle "città santuario” americane, cioè quelle che proteggono i migranti clandestini.

Un club di chiacchiere chiamato ONU

E’ invece il New York Times che nell’edizione di ieri fa delle rivelazioni sugli altri ordini esecutivi che riguardano da un lato il ruolo ricoperto dagli Stati uniti nei confronti dell’ONU e dall’altro la revisione di alcuni trattati multilaterali. Si chiama "Auditing and Reducing U.S. Funding of International Organizations" quello riguardante le Nazioni Unite, e prevede l’azzeramento dei fondi per tutte quelle agenzie che sostengono i programmi sull’aborto, l’apertura ai palestinesi dell’OLP, qualsiasi attività che eluda sanzioni contro Iran e Corea del Nord. Inoltre verrà istituita una commissione per tagliare del 40 per cento i finanziamenti ad altre agenzie che si occupano di peace keeping, di programmi di salute materna e riproduttiva, Corte penale internazionale.

Per ciò che riguarda i trattatati internazionali vengono sospesi tutti quelli che non sono direttamente collegati alla sicurezza nazionale, estradizione e commercio internazionale. Gli ultimi due ordini esecutivi riguardano il ripristino del ''waterboarding'', l'annegamento simulato in fase di interrogatorio, conclamato con George W. Bush ma ritenuto una tortura e abolito da Barack Obama. Infine vi è la sospensione dei visti per almeno 30 giorni per chi proviene da: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.