La sinistra europea batte un colpo, anzi ne batte due. Non ha la cassa di risonanza del populismo di largo consumo, quello alla Donald Trump, per intenderci. Non cavalca le paure della gente indicando come panacea di tutti i mali la chiusura delle frontiere e la divisione politica del continente. Utilizza un linguaggio più articolato rispetto alle destre ma, allo stesso modo, picchia duro. In Francia gli elettori socialisti lo hanno recepito e, memori di una presidenza tutt'altro che esaltante da parte dell'uscente Francois Hollande, hanno preferito un candidato all'Eliseo come Benoit Hamon che, quantomeno, dice "le cose di sinistra".

In Germania, invece, il socialdemocratico Martin Schulz, ex presidente dell'Europarlamento, ha annunciato la sua intenzione di candidarsi alla cancelleria, in contrapposizione ad Angela Merkel. Entrambi proveranno a risollevare le sorti di una sinistra malconcia, in due tornate elettorali che si prennunciano fondamentali anche per il futuro dell'Unione Europea.

Francia, una poltrona per tre

Chiunque sia il prossimo presidente della Repubblica (primo turno il 23 aprile, ndr), i francesi hanno deciso di cambiare. L'aria nuova è fuoriuscita dai risultati delle primarie dei due partiti di maggioranza, l'elettorato repubblicano ha scelto Francois Fillon che ha battuto nettamente Alain Juppé e l'ex presidente Nicolas Sarkozy.

I socialisti non si sono fidati di Manuel Valls ed hanno optato per Hamon. L'incognità più grossa per il futuro dell'Eliseo è rappresentata dall'estrema destra, il Front National di Marine Le Pen che i sondaggi darebbero addiruttura in vantaggio di pochi punti percentuale nei confronti di Fillon. Benoit Hamon sembra avere poche speranze di incunearsi a sorpresa tra i due favoriti, a meno di 'convincere' gli elettori delle altre sinistre che hanno i loro candidati alla presidenza: quella ecologista rappresentata da Yannick Yadot e quelle più radicali del Parti de Gauche che candida Jean-Luc Mélenchon, di Lotta Operaia che ricandida alla presidenza Nathalie Arthaud e del Nuovo Partito Anticapitalista rappresentato da Philippe Poutou.

La ricetta di Hamon per la Francia ricalca grosso modo quella americana di Bernie Sanders: reddito universale, politiche energetiche improntante sull'ecologia, nuove normative a sostegno delle fasce più disagiate ed orario di lavoro a 32 ore. "Il mondo ha bisogno di risposte nuove", ha detto il candidato socialista all'Eliseo, ringranziando gli elettori delle primarie.

Sfida alla Merkel

La 'grande coalizione' tra Cristiano Democratici e Socialdemocratici che ha guidato la Germania negli ultimi anni rischia di andare in pensione. La candidatura di Martin Schulz non lascia dubbi. "Partecpiamo alle Federali per diventare il primo partito - ha detto - ed io corro per la cancelleria". Schulz ha deposto il fioretto ed è andato di sciabola: contro gli alleati della Merkel, in primo luogo l'Unione Cristiano Sociale di Horst Seehofer che "battendo le mani al premier ungherese Viktor Orban ha fatto un affronto alla Germania", ma anche contro le politiche economiche del governo, colpevole di "utilizzare un utile di bilancio per tagliare le tasse anziché investirlo per creare nuova occupazione".

Schultz ha poi attaccato senza mezzi termini l'estrema destra di Frauke Petry, facendo riferimento al pesante passato della Germania nazista. "La sua non è un'alternativa ma una vergogna per la Repubblica Federale Tedesca". Inutile dire che, anche in questo caso, le speranze di vincere le elezioni non sono tantissime ma i Socialdemocratici possono comunque dare serio filo da torcere al centrodestra di Angela Merkel. Fermo restando che, come in Francia, l'incognita tedesca è rappresentata dai consensi e dai voti dell'estrema destra. Frauke Petry è lontana dai partiti di maggioranza ma il suo ingresso in Bundestag è comunque scontato e, per il momento, vale quanto una vittoria.