Nell'assemblea del Pd uno dei temi caldi e scottanti è la sopravvivenza del governo di Paolo Gentiloni. La possibile scissione all'interno del Pd non può che indebolire l'attuale governo di transizione. I deputati che fanno capo alla minoranza interna del Pd sono 40, mentre 21 sono i senatori. Nel caso di una scissione, il governo infatti cade. Resta quindi possibile l'ipotesi che si vada ad elezioni al più presto. Sembrava che il tramonto delle ideologie avesse avvicinato la politica ai cittadini, rendendola in una certa misura più umana e accettabile.

Il rischio di una scissione all'interno del Pd è dunque reale e concreto, con effetti nocivi sulle elezioni politiche in termini di governabilità del paese. Matteo Renzi si è dimesso da segretario del partito. Un passo indietro facilita il dialogo. Un nuovo partito della sinistra nato da una costola del Pd secondo i sondaggi avrebbe un consenso pari al 6% circa.

Il paese è attualmente politicamente diviso in tre parti: il centrodestra con la Lega e Forza Italia, il Pd e il movimento 5 stelle. Il Pd in pieno congresso è in subbuglio. Ciò che è in gioco è il futuro del paese e l'identità della forza della sinistra. Il Pd stando ai sondaggi si attesta intorno al 30% delle preferenze. Già la minoranza del partito si è dissociata dal voto politico del partito astenendosi, se non addirittura votando contro in Parlamento.

La democrazia italiana sta attraversando nei decenni un lungo e travagliato processo di ricomposizione.

La nuova forza politica della sinistra che potrebbe chiamarsi "Democratici socialisti" vanta nomi eccellenti come Bersani e D'Alema. Il problema principale sembra la leadership di Matteo Renzi e la linea politica del partito.

Un vero dramma attraversa il Pd e passa per il futuro del paese. Renzi è determinato a ricandidarsi, mentre su di lui si è verificata la spaccatura del partito. Renzi ha dichiarato al Congresso che: "peggio della scissione c'è soltanto il ricatto". Per il momento si andrà al congresso anticipato.