Matteo Renzi non ci sta, preso coscienza che la scissione all'interno del Pd è ormai inevitabile, tira dritto e decide che prenderà parte alle prossime elezioni ricandidandosi, non da membro del partito, dal quale si dimette, ma da esterno, guidando quella parte dei democratici che ancora sono con lui.
Il futuro dopo l'assemblea
"Non potete chiedermi di non ricandidarmi: potete sconfiggerci, ma non eliminarci. Peggio della parola scissione c'è solo la parola ricatto", l'ex premier affronta a muso duro quella minoranza del PD che voleva una sua uscita di scena definitiva dalla politica, auspicandosi però che il PD rimanga unito e che si proceda comunque verso il congresso: «Questa è l'ultima Assemblea di questo mandato» di segreteria del PD, “ma non è l'ultima assemblea del PD.
Il Partito democratico è più forte dei destini personali e dei leader, comunque si chiamino. Come comunità il PD ha un passato, un presente e un futuro”, continua poi con un riferimento al leader del M5S, Beppe Grillo, -” Ehi Beppe che bel regalo ti stiamo facendo parlando solo di noi mentre nel M5S ci sono le polizze vita, i capi di gabinetto, mentre esercitate un garantismo ai giorni alterni: quando indagano i vostri garantisti, quando indagano gli altri urlate consegnatevi, confessate. Che pessima immagine sta arrivando fuori di qui”. Al termine dell'assemblea e delle dimissioni di Renzi, però, sembra che non siano pervenute candidature al presidente Orfini che ha annunciato come nei prossimi giorni verrà fissata la direzione che nominerà la commissione per il congresso.
All'assemblea unico assente è stato Massimo D'Alema, mentre erano tra il pubblico il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, Pier Luigi Bersani e i tre possibili, ma non ufficialmente, candidati alla segreteria: Roberto Speranza, Michele Emiliano ed Enrico Rossi.
Le parole di Bersani
Una posizione netta quella dell'ex segretario che però ha fatto storcere il naso a molti, come Bersani che ha dichiarato: "Siamo a un punto certamente delicato. Una parte pensa che si va a sbattere, e con il PD anche l'Italia. Non diciamo abbiamo ragione per forza, vogliamo mandare a casa Renzi per forza, diciamo che vogliamo poter discutere di una urgente correzione di rotta. Il segretario ha alzato un muro, ha detto: si va avanti così. Vuol dire fare un congresso cotto e mangiato in tre mesi dove non sarà possibile aprire discussione. Ma c'è ancora la replica da sentire”.
A queste parole cui hanno fatto eco le parole di Nico Stumpo: “Noi non vogliamo che Renzi non si candidi, è peccato che si ridicolizzino così certe posizioni. La realtà è che ci è stato proposto di discutere non so di cosa nelle convenzioni congressuali e il tema è la legittimazione del segretario. Con questa discussione c'è poco da andare avanti, aspettiamo la fine dell'assemblea e quando si spengono le luci diremo che cosa faremo.” Il futuro del Partito Democratico, alle prossime elezioni, sarà abbastanza a rischio.