L’obesità è un problema globale epidemico per 600 milioni di adulti nel mondo, tanto che una donna in età riproduttiva su cinque è obesa e dimostra difficoltà ad avere un figlio.

I ricercatori del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Università di Washington, St. Louis, Missouri, in un lavoro pubblicato a marzo 2017, hanno osservato che l’obesità conduce a diversi rischi legati all’infertilità: irregolarità mestruale, patologie dell’endometrio e complicazioni in gravidanza (ipertensione, diabete gestazionale, nascita prematura e percentuale maggiore di cesarei).

Nelle donne obese sono state riscontrate una disfunzione ovulatoria e una minore capacità alla fecondazione nei tentativi di fertilizzazione in vitro, dovuta ad alterazioni nella maturazione delle cellule uovo e nell’impianto dell’embrione.

Alla base di queste anomalie è stata rilevata un’infiammazione cronica latente di tutti i tessuti corporei; pertanto si rendono necessarie attività fisica e dieta appropriata per diminuire i mediatori dell’infiammazione.

Obesità e infiammazione dell’apparato riproduttivo

Le donne obese hanno evidenziato livelli di insulina più elevati del normale (iperinsulinemia), che stimolano la produzione di androgeni nel tessuto periferico e l’accumulo di tessuto adiposo viscerale.

Questo grasso è un organo endocrino produttore di adipochine proinfiammatorie (leptina, TNFalfa e IL-6) e di acidi grassi liberi nel sangue.

I follicoli, che racchiudono le cellule uovo nelle ovaie, hanno mostrato al loro interno un ambiente modificato (maggiore quantità di insulina, trigliceridi e marcatori dell’infiammazione come PCR); i tessuti riproduttivi sono risultati danneggiati per via dell’eccesso di acidi grassi liberi nel sangue, induttori dell’incremento di radicali reattivi con l’ossigeno (ROS).

Iperinsulinemia e insulinoresistenza sono state implicate anche nella patogenesi della PCOS (sindrome dell’ovaio policistico), caratterizzata da oligomenorrea (alterazione del ritmo del ciclo mestruale) e iperandrogenismo ovarico e surrenalico, induttori di accumulo di grasso addominale tossico.

Questi fattori influenzano negativamente l’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio.

Donne obese e fecondazione in vitro

I maggiori livelli di leptina, individuati nelle donne obese, hanno dimostrato di inibire la possibilità di avere o mantenere una gravidanza, anche con inseminazione in vitro.

La leptina, infatti, riduce la produzione di progesterone, coinvolto nell’impianto dell’embrione, e danneggia l’endometrio (mucosa che ricopre la cavità dell’utero).

Dopo inseminazione in vitro, la percentuale di aborti spontanei è stata maggiore nelle donne obese, a causa di anomalie nella placenta, rispetto a quelle normopeso.