Il 2018 televisivo e in streaming si apre con i fuochi d'artificio. Non stiamo parlando di coloro che dopo la sbronza di Capodanno tirano gli ultimi botti, o di nuove "peripezie acrobatiche" di Cecilia Rodriguez in qualche armadio, quanto dei grandi colossi televisivi e dell'intrattenimento in genere che, già sul finire del 2017, hanno stravolto gli equilibri fino ad oggi consolidati nel panorama nazionale e fuori confine. Come in politica, si prospetta uno scenario in cui le coalizioni saranno fondamentali per aggiudicarsi un mercato sempre più mutevole, e dove chi corre da solo rischia di rimanere al palo.

Disney piglia-tutto

Nelle ultime settimane dell'anno scorso ha acceso la miccia Disney, annunciando l'acquisizione di Sky (compresa quella italiana), oltre all'acquisto dei canali Fox, con l'aggiunta dei gioielli Hulu e Marvel. Nel mare televisivo, dunque, si staglia una sorta di corazzata capace di intimorire chiunque, solamente al pensiero del carnet di Serie Tv in dotazione, e senza contare i diritti televisivi sportivi in ballo. Poter schierare "Game of Thrones" (Sky Atlantic), "The Walking Dead" (Fox) e "The Handmaid's Tale" (in onda per ora su TimVision, ma prodotta da Hulu) è come avere Ronaldo, Messi e Neymar nella stessa squadra. Da sogno.

Apple punta su Netflix

Dopo pochi giorni ha replicato Apple, fino ad oggi parca di contenuti televisivi convincenti, seppur da sempre intenzionata a sbarcare nell'oceano on demand, dove Netflix prima e Amazon poi navigano già da diverso tempo.

E proprio su Netflix, l'azienda capitanata da Tim Cook vorrebbe issare la bandiera con la "mela morsicata". Secondo gli analisti, la recente riforma fiscale di Donald Trump avrebbe riportato nelle casse di Cupertino 252 miliardi di dollari, una somma da destinare all'acquisizione della piattaforma-regina dell'on demand, che così avrebbe nuova linfa vitale per i suoi costosi investimenti produttivi nel nome dell'originalità che tanto entusiasmano i suoi oltre 100 milioni di utenti (di cui quasi 1 in Italia).

Mediaset-Vivendi, pace obbligata per resistere

Tra Disney e Apple è ancora presente l'incognita Mediaset-Vivendi, con Tim a fare da link-paciere. Anche se appare inevitabile un accordo - con le prossime elezioni a fare da spartiacque vista la presenza-chiave di Berlusconi nella vicenda - Mediaset ha alcune questioni non da poco da risolvere, nell'eventualità del via libera al matrimonio con i francesi.

Tra queste vi è la necessità di rendere appetibile un'eventuale offerta "mobile" con TimVision, ora che i Mondiali di calcio (da poco acquisiti) sono stati dirottati su Canale 5/Italia 1, con la Champions League passata a Sky, e le Serie Tv di Premium un po' troppo "in differita", poiché vengono trasmesse quasi un anno dopo rispetto all'America (vedi "Mr. Robot"). Cosa fare di Infinity, che poteva essere la lancia in resta di contenuti in contemporanea Usa (vedi il tentativo con "The Big Bang Theory" e il prossimo "Young Sheldon"), ma mai salpata in tal senso?

Inoltre ci si sta chiedendo cosa proporre sul neo-acquisito canale 20 del digitale terrestre e, ancor prima, come riqualificare canali un po' abbandonati a se stessi come Italia 2 - canale ombra e un po' sbiadito di Italia 1 - e Mediaset Extra, colmo di repliche e fondi di magazzino, che ha conosciuto picchi di ascolto con il live del GF Vip.

Amazon-Netflix insieme contro tutti?

Tra le flotte si muovono, come sommergibili, Netflix e Amazon. La prima ha chiuso un 2017 da record. La seconda, oltre a Serie Tv di tutto rispetto ("The Man in the High Castle" o "The Marvelous Mrs. Masiel", premiata agli ultimi Golden Globe con 2 statuette), ha diversificato la sua offerta con i diritti della NFL e degli US Open in Usa, o della Premier League in Gran Bretagna. Il battage pubblicitario anche in Italia di "The Grand Tour" - programma più scaricato dalla rete degli ultimi anni - è una riprova dello smarcarsi da Netflix e della serialità.

Strada intrapresa, peraltro, all'inseguimento, dalla stessa società di Reed Hastings negli ultimi tempi con biopic, documentari e il ritorno di David Letterman.

La domanda è cruciale: riusciranno entrambe a navigare da sole? E nel caso Netflix cedesse alla corte di Apple, Amazon graviterebbe dalle parti di Disney? E se invece, in uno scenario da fanta-tv, unissero le forze?

Rai privata o preda straniera

Il capitolo finale riguarda la Rai. Tra discussioni pre-elettorali sul "Canone sì/no", si parla nuovamente di privatizzazione dell'azienda pubblica. E se i tempi fossero maturi in uno scenario sopra descritto? Tra l'altro, la legge Franceschini, che impone il 60% di produzioni italiane in palinsesto dal 2019 - anche se c'è da verificarne l'attuazione dopo i risultati elettorali - favorirebbe di molto chi è già attrezzato a produrre fiction nazionali e a rendere appetibili il suo know-how e il suo magazzino per chi vuole sbarcare in Italia.

Tra La7 e Chili sbarcano le social-serie

Ci sarebbero poi da affrontare altre questioni: la "caravella" La7 ce la farà da sola? E la risorta Chili, con la spinta di Lavazza, tornerà a galla? Facebook e Snapchat a che punto sono con le loro Serie Tv? Se ne riparlerà prossimamente, c'è da starne certi. Il mare televisivo e streaming non è mai stato così in tempesta, e chi naviga da solo rischia di affondare.