Il pericolo di una futura eruzione da parte del Vesuvio in Campania è meno remoto di quanto si pensi. Ragione valida per aggiornare il piano di emergenza. Vediamo i dettagli.

Pericolo eruzione Vesuvio: Enrico Letta e il piano di emergenza

Poco prima di rassegnare le proprie dimissioni, il Presidente del Consiglio uscente Gianni Letta ha apposto la sua firma alle 'Disposizioni per l'aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio'.

Il provvedimento ha ridisegnato i confini della cd. 'zona rossa', portando a 25 il numero di comuni che vi rientrano.

La zona rossa è l'area in cui rientrano i comuni maggiormente interessati dai piani di evacuazione nel caso in cui il Vesuvio riprendesse la sua attività vulcanica. Qui l'evacuazione preventiva è intesa come unica misura di salvaguardia della popolazione in caso di eruzione.

I 25 comuni rientrano nelle provincie di Napoli e di Salerno, ben 7 in più rispetto al Piano del lontano 2001, e contano circa 700.000 abitanti da sgomberare.

La 'zona rossa' si divide, in realtà, in 'zona rossa 1', che comprende le aree soggette ad alta probabilità di invasioni di flussi piroclastici, e 'zona rossa 2', che comprende le aree soggette ad alta probabilità di accumuli di materiale piroclastico e conseguenti crolli.

Inoltre, nello stesso provvedimento, sono stati individuati 25 gemellaggi tra i comuni dell'area vesuviana e le diverse regioni d'Italia. Ad esempio, la regione Piemonte è stata associata nel gemellaggio al comune di Portici, la regione del Trentino Alto Adige al comune di Pollena Trocchia.

Pericolo eruzione Vesuvio: la Protezione Civile e le difficoltà d'intervento

L'assessore regionale campano alla Protezione Civile, Edoardo Cosenza, ha spiegato che con la definizione della zona rossa del Vesuvio e dei gemellaggi da parte del Governo, è stata messa una pietra miliare nella storia del Piano di emergenza Rischio Vesuvio.

In particolare, nel caso in cui ve ne fosse bisogno, i 700.000 abitanti interessati (ben 150.000 in più rispetto al Piano precedente), verrebbero spostati nelle Regioni gemellate, a spese dello Stato.

Proprio il numero di 700.000 abitanti rende a pieno l'idea del rischio altissimo cui vanno incontro gli abitanti delle zone vesuviane: non va dimenticato che molti dei comuni che ora rientrano nella zona rossa sono sorti in modo quasi abusivo, anno dopo anno, fino a risalire le pendici del Vesuvio.

Tali comuni si trovano incassati tra le pendici del vulcano e il golfo di Napoli. Le strade sono fatiscenti e le infrastrutture esistenti sono assolutamente inadeguate a un'emergenza di questo tipo. Insomma, c'è poco da stare allegri.

In realtà, sull'argomento c'è molta disinformazione. I rischi di un'eruzione del Vesuvio non sono poi così remoti come si potrebbe credere, eppure se ne parla soltanto ai convegni. Da più parti, invece, si sollecitano le istituzioni a intervenire in modo tale da portare l'argomento addirittura nelle scuole, in modo tale da rendere consapevole la popolazione del rischio a cui si è esposti fin dalla tenera età. Ma per il momento non se n'è fatto ancora nulla.