Sky ha intrapreso la campagna denominata "Un mare da salvare" per cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica sul grave tema dell'inquinamento marino da parte dei rifiuti ed in particolare della plastica.
Da tempo si parla delle famose "Pacific Trash Vortex" ovvero di vere e proprie isole di residui situate nell'Oceano Pacifico, ma presenti anche nell'Oceano Atlantico anche se di dimensioni più ridotte. A creare queste isole di rifiuti per lo piu di plastica sono i vortici delle correnti oceaniche che con la loro azione portano i rifiuti galleggianti all'aggregazione fino a costituire una enorme chiazza (possono bastare anche solo 5/6 anni affinché se ne formi una).
Si ritiene che la quantità di plastica ivi contenuta sia altissima, di milioni e milioni di detriti.
Plastica: produzione e smaltimento
Nel mondo si stima si producano annualmente più di 300 milioni di tonnellate di plastica e di queste circa 8 finirebbero in mare ogni anno, mentre 150 milioni di tonnellate sarebbero già in acqua. Una cifra spaventosa. Il 20% della plastica finirebbe in mare per caduta dai container trascinati dalle navi cargo che aprendosi rovesciano in acqua tutto il loro contenuto. Mentre l'80% ha origine dalla terra e cioè dal cattivo smaltimento dei rifiuti da parte dell'uomo. La plastica nasce dal petrolio e dal gas ed il composto viene in seguito lavorato in varie forgie.
Se correttamente smaltita può essere riutilizzata, altrimenti se finisce in mare il ciclo di vita si esaurisce dopo anni ed anni. Ad esempio considerando i rifiuti più presenti nei mari, un fazzoletto impiega 3 mesi per smaltirsi, una cannuccia 20/30 anni, un accendino dai 100 ai 1000 anni ed una bottiglia di plastica oltre 1000 anni.
La situazione nel Mediterraneo
Anche il "Mare Nostrum" non è esente da questo fenomeno, anzi è vera e propria emergenza. Il problema è infatti aggravato dalla presenza delle "microplastiche" che stanno letteralmente contaminando il Mediterraneo.
Microplastiche veleno dei mari
Per microplastica si intendono quei frammenti di plastica di dimensioni microscopiche di qualche millimetro, derivanti da cosmetici e prodotti per l'igiene o in via secondaria dalla frammentazione di oggetti di plastica più grossi e che costituiscono un vero pericolo.
Nel Mediterraneo la loro presenza è davvero altissima, anche se presente in maniera non omogenea. Oltretutto raccoglierli è difficile per le dimensioni ridotte. Come evidenziato da diverse analisi, queste fibbre finiscono nell'organismo dei molluschi (grandi filtratori), cetacei, tartarughe e pesci per poi finire nei nostri piatti.
Per evitare di ritrovarci ad avere in futuro più bottiglie che pesci, bisogna che tutti diamo un contributo: noi riciclando correttamente, le industrie modificando i loro cicli produttivi e lo stato emanando norme più severe.