Sin dalle prime spedizioni nello spazio, una delle maggiori preoccupazioni è rappresentata dalla morte di uno degli astronauti. Lungo tutti questi anni e a causa di svariati incidenti hanno perso la vita 18 cosmonauti. Alcuni di essi, sono spirati nel corso dei ripetuti viaggi all'odierna Stazione Spaziale Internazionale (SSI), che mettono a dura prova il personale che si espone ai pericoli del cosmo. Secondo le ultime previsioni il completamento della SSI dovrebbe avvenire nel corso del 2017, e al riguardo, il prossimo febbraio partirebbe la missione sovietica 3R.

La quale porterà in orbita il modulo “Nauka” e i relativi uomini atti all'assemblaggio, nonché l'ennesima esposizione ai pericoli. A tutto ciò più di uno si sarà chiesto cosa succederebbe se qualcuno rimanesse vittima di una fatalità e quindi, disperso nello spazio, o deceduto all'interno della SSI.

Alcune ipotesi

Sebbene non via sia ancora un protocollo ufficiale, si potrebbe intuire che nei lunghi periodi di addestramento i candidati abbiano imparato anche a gestire questo tipo di emergenza. Tuttavia, e sempre nel campo delle ipotesi, potrebbe essere lecito pensare in un ritorno sulla Terra. Ma come? Magari caricato sulla prima navicella cargo disponibile, nonostante lo spazio ridotto e il rischio malattie che possa comportare questo tipo di operazione.

Dall'altro canto però, risulterebbe difficile che un cosmonauta accusi una malattia mortale all'interno della Stazione Spaziale. La rigidità dei controlli medici messi a punto prima della partenza non lo permetterebbero. Allora non resterebbe che pensare ad eventuali incidenti subiti all'esterno dei moduli, quindi in mezzo allo spazio.

Trattamento delle eventuali salme

Gli scienziati costruttori di tute spaziali assicurano che dal momento in cui un qualunque oggetto bucasse i sofisticati materiali, la rarità dei gas che circolano nel vuoto cosmico provocherebbero la perdita di coscienza dell'individuo in circa 15 secondi. Ma nel contempo farebbero vaporizzare sia il sangue che l'acqua corporea, e in questo caso la salma si potrebbe conserva nella stessa tuta, magari nel luogo più freddo della Stazione, e sempre in attesa di un ritorno a casa.

Tuttavia, la Nasa continua a sperimentare il congelamento del corpo e in seguito la cremazione. In modo di diminuire considerevolmente sia il volume che il peso. Altri invece, definiscono che la sepoltura nel vuoto della volta celeste possa apparire come la fine più “romantica” per un cosmonauta, così come accedeva per i marinai. Ma anche in questo caso gli accordi internazionali non consentono l'inquinamento dello spazio. L'incognita rimane. E ancora di più se si pensa ai futuri viaggi “coloniali” su Marte.