Recentemente nell’africa centrale è stato avviato un progetto per rendere il deserto una risorsa, mediante la produzione di energia solare. Con tutto quel sole, infatti, si potrebbero generare 10 mila megawatt per soddisfare i bisogni di 250 milioni di persone che vivono nelle zone limitrofe alla Grande Muraglia Verde, cioè quella striscia verde ideale che attraversa tutto il continente africano subsahriano da un oceano all’altro.

Con i quasi 10 miliardi di euro stanziati dalla Banca di sviluppo africana (Bad) e Dakar come città da cui cominciare, l’ambizioso programma potrebbe partire a breve.

Passate esperienze di energia solare dal deserto

Non è la prima volta che si cerca il modo di ricavare energia dal deserto. Con un progetto studiato sin dal 2014, nell’agosto 2017, TuNur, la società inglese leader nel settore delle energie rinnovabili, dichiarava di aver depositato al ministero tunisino dell’Energia la richiesta per la realizzazione di un progetto che mediante l’estrazione e lo stoccaggio di energia potesse portarla, mediante cavi sottomarini, alle vicine Malta, Italia e Francia, per poi essere ridistribuita in altre regioni europee.

Il progetto

Questa volta la situazione sarebbe diversa, l’energia prodotta dal deserto africano rimarrebbe in Africa. A guadagnarne sarebbero undici paesi: Senegal, Eritrea, Etiopia, Mali, Burkina Faso, Mauritania, Niger, Sudan, Nigeria e Ciad. Questi, data la loro posizione strategica per questo tipo di risorsa, vedrebbero grandi quantitativi di energia disponibili per i consumi domestici e per sviluppare settori come agricoltura, pastorizia e l’industria, purtroppo ancora arretrati nel continente africano .

Sono così previsti interventi per cominciare ad integrare l’energia solare alla rete di energia già presente sul territorio, garantirne lo stoccaggio e creare classi e corsi con l’intenzione di formare persone che possano in futuro continuare a mantenere questo tipo di energia verde.

Si sa, è meglio insegnare a un uomo come pescare piuttosto che sfamarlo per un giorno con un pesce.

Per questi motivi, il presidente della Bad, Akinwumi Adesina, ha annunciato che entro il 2020 triplicherà il budget stanziato per il progetto, che coprirà il 40% della disponibilità del gruppo. Tra i collaboratori dell’ambizioso programma sono numerosi i gruppi europei pubblici e partner del settore privato.