Cosa succederebbe se una potente tempesta solare colpisse la terra? È quello che si è chiesto Roger Dube, professore del Rochester Institute of Technology, e la risposta è piuttosto allarmante. Facendo un parallelismo con l’ultima grande tempesta, datata 1859, dove non vi era ancora una così grande dipendenza dalla tecnologia, lo studioso, ci mostra come la nostra moderna società, sebbene ben più avanzata di quella della seconda metà dell’Ottocento, si troverebbe in condizioni molto più gravi. Come possiamo, dunque, prepararci per un’eventuale catastrofe?

Evento di Carrington, settembre 1859

Durante la mattina del primo settembre del 1859, la Terra fu colpita dalla più grande tempesta solare mai registrata prima. Richard Carrington, astronomo inglese a cui l’evento deve il nome, poche ore prima notò sulla superficie del Sole, anomali brillamenti, che poi causarono le tempeste solari di così grande portata. Tali tempeste, in poche ore, misero in crisi i sistemi tecnologici di allora. Il telegrafo, l’ultima grande invenzione del tempo, con una tale e straordinaria attività solare, finì per impazzire, mandando codici casuali e facendo uscire scintille, tali da provocare incendi alle pile di nastro carta, vicine ad esso. Neanche scollegarlo dalle fonti di energia servì a qualcosa poiché i fili della trasmissione erano ormai già colmi di enormi correnti elettriche.

Così, per quattordici ore, l’avanguardia della comunicazione non funzionò e l’uomo si ricordò di essere assoggettato alla Natura, in un periodo in cui lo sviluppo industriale e scientifico sembravano averglielo fatto dimenticare.

Le tempeste solari

Da un punto di vista scientifico, la causa delle tempeste solari sono delle “esplosioni elettromagnetiche sulla superficie del sole, chiamate espulsioni di massa coronale”.

Così nel giro di poco tempo, miliardi di elettroni e protoni vengono “sputati” fuori dal Sole verso il Sistema Solare, in una sfera di plasma surriscaldata.

La probabilità che tali “piogge” intersechino l’orbita terrestre è di 1 su 20. Quando questo accade, le particelle cariche si scontrano con le molecole d’aria nella parte superiore dell’atmosfera, generando migliaia di miliardi di watt, insieme a calore e luce, visibili sulla Terra sotto forma di aurore.

All’epoca dell’evento di Carrington, ad esempio, si notarono anomale macchie rosse nel cielo e aurore in luoghi del tutto inusuali, come Roma, Cuba e Hawaii.

Dopo l’evento di Carrington

Le tempeste solari sono un fenomeno normale nel sistema solare. Da sempre la Terra ha subito tali piogge e nella maggior parte dei casi esse sono passate senza grossi fastidi. Tuttavia, è opportuno menzionare altre anomale tempeste dopo l’evento di Carrington, in quanto, essendo capitate nella seconda metà del ‘900, ci potrebbero dare un’idea più chiara di come la civiltà a noi più prossima potrebbe reagire ad un tale evento.

Nell’ottobre del 1989 si abbatté una tempesta potente un quinto rispetto a quella di metà Ottocento.

Essa scagliò un’enorme ondata di corrente nelle linee elettriche della linea Hydro-Quebec nel nord America, lasciando 6 milioni di persone senza luce per nove ore. Allo stesso modo nell’ottobre del 2003 una rapida serie di tempeste colpì la Terra interrompendo le connessioni di navigazione GPS durante il picco più forte.

Ma cosa succederebbe se si ripresentasse una tempesta di tale portata?

“Le tempeste geomagnetiche attaccano la linfa vitale della moderna tecnologia” poiché vanno a colpire le reti elettriche e di comunicazione di tutto il mondo. Così, nel caso in cui si dovesse verificare una tempesta assai massiccia, la cui durata media è di due o tre giorni, la situazione non tornerebbe immediatamente quella di prima, poiché per rimettere tutto in ordine avremmo comunque bisogno di elettricità.

Ad esempio, i camion per trasportare le materie prime non avrebbero di che rifornirsi, dato che le pompe di benzina e le macchine per estrarre il petrolio funzionano elettricamente. Allo stesso modo non sarebbe possibile consegnare rifornimenti di cibo ed attingere alle forniture pubbliche d’acqua e si dovrebbe, almeno per qualche anno, reinserire la coltivazione come parte integrante del sostentamento.

Ci potrebbero volere diversi anni per tornare alla normalità, poiché si dovrebbe ricostruire pian piano il sistema elettrico, che oggi diamo per scontato, tralasciando l’ingente spesa che ogni stato dovrebbe affrontare.

Come, dunque, ci si può attrezzare, pensando ad una tale catastrofe? “L'unico modo per essere meno vulnerabili […] è di rinnovare sostanzialmente la rete elettrica”, investendo sulle energie rinnovabili.

Adottandole, infatti, sarebbe possibile continuare ad utilizzare le auto elettriche, in quanto potrebbero essere ricaricate nei pressi di pannelli fotovoltaici o di turbine eoliche, o utilizzare, allo stesso modo, luce dopo il buio.

La soluzione, così, sembrerebbe quella di combattere il potenziale nemico con le sue stesse armi e, cioè, cominciare a basare le nostre risorse sulle energie rinnovabili, che vivono degli agenti atmosferici. Questo, oltre ad essere cosa positiva per la salute dell’intero pianeta, in quanto si ridurrebbe drasticamente l’impatto ambientale, potrebbe risultare fondamentale in caso di calamità naturale.