La Commissione Europea ha presentato il progetto di una direttiva con lo scopo di raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso per il consumo di bevande, attuando per esempio dei sistemi di cauzione-deposito. Tale proposta fa parte di una strategia atta a ridurre i rifiuti plastici come, tra gli altri, bastoncini per palloncini in plastica, cotton-fioc, cannucce e stoviglie.
I contenitori in plastica per alimenti saranno oggetto di obiettivi di riduzione fissati dai singoli Paesi; gli assorbenti dovranno recare un'etichetta sulla quale viene descritto l'impatto negativo sull'Ambiente. Uno degli ambienti più soggetti all'inquinamento, non solo dovuto ai materiali plastici, è il mare. La decisione dell'Unione Europea punta proprio nella direzione di salvaguardare il mare dall'inquinamento dovuto alla dispersione della plastica e dei suoi derivati.
Alla radice dell'inquinamento marino
L'inquinamento marino è dovuto in larghissima parte alle attività umane. È molto frequente, infatti, che gli scarichi delle attività industriali vengano riversati in mare e, se non viene svolto un lavoro adeguato di filtrazione e depurazione, i danni arrecati all'ambiente possono risultare ingenti.
Il peggior nemico del mare, ad ogni modo, è il petrolio: quando una petroliera subisce una perdita o (nei casi più gravi) affonda, possono trascorrere molti anni prima che la situazione nelle zone coinvolte ritorni alla normalità. Un esempio è dato dalla petroliera Haven, affondata nel 1991 a Voltri, nel genovese: gli effetti dell'incidente sono stati visibili per oltre vent'anni. I versamenti di petrolio in mare non sempre sono dovuti ad incidenti: a volte si tratta di azioni criminali, come ad esempio sversamenti illeciti operati dalle navi mercantili.
Il petrolio, minaccia della biodiversità e dell'alimentazione
Le principali vittime dell'inquinamento marino sono le specie che vi abitano, animali o vegetali che siano.
Può infatti accadere che gli animali mangino più o meno accidentalmente rifiuti di varia natura. Non è raro trovare cetacei spiaggiatisi dopo aver ingerito sacchetti di plastica, probabilmente scambiati per calamari o meduse. Per quanto riguarda il petrolio, esso riduce notevolmente la visibilità e può intaccare le vie respiratorie delle specie marine, come le branchie dei pesci. Un altro effetto del cosiddetto "oro nero" è quello di coprire la superficie del mare nelle zone coinvolte, inibendo la fotosintesi degli organismi vegetali marini, soprattutto delle alghe.
Pure l'uomo risente dell'inquinamento marino, ma in modo indiretto. Spesso i rifiuti vanno a depositarsi sulle spiagge, trasportati dal mare.
L'insidia maggiore però si ha dal punto di vista alimentare: i pesci assorbono tramite la cute gli inquinanti riversati, soprattutto le tossine, compromettendo la qualità della loro carne e costituendo un pericolo per la salute del consumatore.