Ne siamo certi: negli ultimi tempi sicuramente avrete sentito parlare di spread, bund, rendimento, BTP, BOT…  Forse qualcuno di voi si è avvicinato a queste tematiche finanziarie, altri hanno approfittato dei rendimenti dei titoli di Stato che, come sappiamo, sono stati particolarmente generosi.

Advise Only ha pensato di offrire una guida che aiuti a barcamenarsi negli investimenti e ha, quindi, scelto lo strumento “più popolare”: il BTP. Si partirà da zero perché non si vuole dare nulla per scontato. D’altronde il motto di  Advise Only è “un investitore informato è un investitore migliore”.

1. Il mercato

I titoli di Stato sono emessi dal Tesoro Italiano tramite asta pubblica. L’investitore ha la possibilità di comprarli direttamente in questa sede, ossia sul mercato primario (alla prima emissione, o nelle riaperture) oppure sul mercato secondario.

Focalizziamoci sul mercato secondario, della compravendita di un BTP. Supponiamo che Mario Rossi abbia deciso che faccia al caso suo un BTP a medio termine (due anni).

I BTP sono quotati su due mercati principali: l’MTS e il MOT. Si tratta di due mercati secondari dove si effettuano le compravendite di obbligazioni e di titoli di Stato una volta che sono stati emessi. Dunque, se si vuole comprare un BTP dopo l’asta o se lo si vuole vendere prima della scadenza, si transita necessariamente da questi mercati.

2. Conto titoli

Innanzitutto il risparmiatore deve avere un Conto deposito Titoli (o dossier). Un Conto Titoli è un conto dedicato ad operazioni di investimento e disinvestimento, distinto dal conto corrente, sul quale la banca detiene i titoli e provvede automaticamente a riscuotere le cedole e ad accreditarle sul conto corrente del cliente.

Ogni conto corrente può avere un conto titoli collegato, la cui apertura può essere automatica e avvenire contestualmente all’acquisto del BTP, oppure deve essere effettuata preventivamente. È bene verificare con la propria Banca.

Un Conto Titoli ha quasi sempre un costo annuale fisso che remunera la Banca e che può variare da 0 a 20 euro annui, a questo va aggiunto il costo dell’imposta di bollo che si paga allo Stato e che per il 2011 è pari a 34,20 euro annui per investimenti sotto i 50.000 € (aumenta per cifre superiori).

3. Scelta del titolo

A questo punto bisogna identificare il titolo da comprare. Il BTP è un titolo a medio-lungo termine e a tasso fisso, cioè ha una scadenza e una cedola fissa. Per identificarlo occorre specificare cedola e scadenza: “Btp x,xx% (la cedola) gg mese aaaa (la scadenza)” ad esempio Btp 4% 01 aprile 2014. Un altro modo è conoscere il codice Isin, il “codice a barre” degli strumenti finanziari.

Per acquistare un BTP bisogna investire almeno 1.000 €. Questo è, infatti, il taglio minimo di acquisto, ma ovviamente è bene tenere a mente i costi di cui sopra: 34,20 €  su 1.000 € sono il 3,42%… per cui se il nostro deciderà di investire 1.000 € dovrà, alla fine della fiera, avere un rendimento maggiore del 3,42% per far sì che il suo investimento sia vantaggioso.

4. Il prezzo secco

È molto utile avere un’idea del prezzo secco: il puro valore dell’obbligazione senza il rateo interessi maturati. Per conoscere il prezzo secco potete guardare le quotazioni del giorno prima, valori che potete trovare anche sul sito di Advise Only, oppure chiederlo allo sportellista.

In generale è bene non lasciare ordini “vaghi” senza limiti di prezzo, ma mettere dei paletti: il prezzo di acquisto di un titolo influisce sul rendimento che ti porti a casa a scadenza (ricordatevi la regola della bilancia: tanto più è basso il prezzo, tanto più è alto il rendimento).

5. Fate attenzione anche alle commissioni e ai costi

Ahimè il prezzo secco non sarà quello che pagherà Mario Rossi: la Banca infatti incrementa un po’ il prezzo negoziato così da trattenere le cosiddette “commissioni di sottoscrizione o di negoziazione dei titoli” o “di negoziazione, ricezione e trasmissione degli ordini”: la remunerazione per l’esecuzione dell’operazione.

Possono essere davvero molto alte ed abbassare drasticamente il rendimento del nostro investimento.

Questi costi variano a seconda dello strumento (i costi più bassi sono associati alla negoziazione dei BOT, i più alti a quella delle azioni estere e sono di solito presentate sotto forma di percentuale), a volte hanno un ammontare minimo in euro e variano spesso a seconda del canale utilizzato: filiale, phone banking o conti online (questi ultimi sono quelli più a buon mercato). Va detto che, per l’acquisto in asta dei BTP, non è prevista alcuna commissione (ci pensa il Tesoro a remunerare i collocatori).

6. Fiscalità

Al rendimento lordo deve essere ancora dedotta la tassazione sugli interessi che per i titoli di Stato Italiani come i BTP è pari al 12,5% (più conveniente di altri strumenti finanziari, la cui tassazione è al 20%).

7. Prezzo tel quel

Da ultimo, approfondiamo un punto di solito considerato ostico, il prezzo tel quel: il prezzo di mercato a cui viene scambiato il titolo, che incorpora anche il valore delle cedole già maturate. Difficile? Proviamo con un esempio.

Prendiamo un BTP cedola 4%, che paga tale cedola ogni 6 mesi: il 15 dicembre e il 15 giugno. Se Mario Rossi lo compra ad aprile, il 15 giugno si vedrà accreditare un 2% del valore nominale. Ovviamente tale ammontare gli spetterebbe solo se avesse detenuto il titolo per tutto il semestre ma, dal momento che così non è, dovrà “dividere” la cedola con chi lo deteneva prima di lui.

Il meccanismo con cui vengono negoziati i titoli tiene conto di questo meccanismo nel momento dell’acquisto: viene quotato un prezzo secco, che non include la cedola maturata fino a quel momento. Quando Mario pagherà l’acquisto, “restituirà” al venditore la cedola maturata che non gli spetta ma che percepisce alla data di stacco.