Sicuramente neigiorni scorsi avrete sentito l'espressione "Fiscal Cliff": il precipizio fiscale nel quale rischiavano dicadere gli USA. Noi di Advise Only ne abbiamo parlato diffusamente sul nostroBlog, cercando di analizzare le conseguenze non solo negli USA, ma nel restodel mondo.

Il FiscalCliff è stato, a fine 2012, una delle principali preoccupazioni degliinvestitori, superando addirittura la crisi del debito che attanaglial'Europa e il "rallentamento" dell'economia cinese. Le aziende statunitensihanno raggiunto la quota 1.700 miliardi di dollari di cassa: i commentatorifinanziari indicano il Fiscal Cliff come il motivo principale che frena gliinvestimenti e le assunzioni.

Che cos'è il Fiscal Cliff?

 

A partiredal 1° gennaio 2013 si sarebbero dovute attuare automaticamente unaserie di politiche fiscali restrittive del valore di circa 700 miliardidi dollari. Sarebbero giunte a scadenza numerose agevolazioni fiscalitemporanee (come la riduzione delle tasse sui redditi, misure di stimoloall'occupazione) realizzate in passato e rinnovate più volte per contrastare lacrisi. Inoltre si sarebbero attuati una serie di tagli alla spesapubblica (circa 100 miliardi) per superare il problema del tetto del debitopubblico (il limite può essere superato solo in seguito ad una votazione dalCongresso).

Qualesarebbe stato l'impatto?

 

Il CBO(Congressional Budget Office), l'Agenzia che produce analisi economiche indipendenti per il Governo USA, avevastimato che l'impatto del "burrone" sulla crescita economica sarebbestata del -4% del PIL nominale nel 2013 (PIMCO aveva stimato addiritturail -5%).

Ciò avrebbesignificato per gli USA un PIL a -0,5% nel 2013 e un tasso di disoccupazioneintorno al 9%.

Soluzioni

 

IlPresidente Obama ha lavorato a lungo per un compromesso in seno ad unCongresso spaccato. La situazione politica, infatti, è immutata anche dopo leelezioni di novembre 2012 ed Obama ha fronteggiato lo stallo politico traDemocratici e Repubblicani sul budget statale.

Nell'agosto 2011 si èaddirittura arrivati a sfiorare il default, proprio a causa del ritardosull'innalzamento del debito.

Finalmente, solo dopo una maratona durata oltre 80 ore, si è trovato ilcompromesso tra Democratici e Repubblicani. L'impatto dell'accordo di fine annoè stato quantificato da JPM in un -1% di Pil e da Goldman in un -0,6% nel2013.



Ecco,brevemente, le azioni decise dal Congresso americano:

  • Aumento delle tasse per le fasce alte di reddito. L'aliquota marginale sale al 39,6% (dal 35%) per i redditi al di sopra dei 400.000 dollari (450.000 per famiglia).
  • Conferma delle agevolazioni fiscali per i redditi medi.
  • Estensione dei sussidi di disoccupazione (sono coinvolte 2 milioni di cittadini).
  • Conferma per i prossimi 5 anni degli sgravi fiscali per figli a carico e istruzione.
  • Estensione per un anno del credito d'imposta per le imprese che investono in strumentazioni e ricerca.
  • Aumento al 40% (dal 35%) della tassa di successione su eredità oltre i 5 milioni.
  • Aumento al 20% (dal 15%) della tassazione su dividendi e capital gain per i redditi al di sopra dei 400 mila dollari (450.000 a livello di famiglia);
  • Eliminata la riduzione del 2% sulle buste paga (passo indietro di Obama che l'aveva diminuita dal 6,2% al 4,2%).
  • Tagli alle spese: non sono state prese decisioni di rilievo. Quantificati in € 110 miliardi nel corso del 2013, verranno negoziati e discussi nei prossimi mesi.

L'accordo sembra allontanare il ciglio del burrone, per ora.

Questepolitiche tuttavia non risolvono affatto i problemi di lungo termine degliStati Uniti: l'instabilità fiscale degli USA sarà uno dei temi dominanti pertutto il 2013.

Speriamo la questione venga affrontata con lungimiranza dalle due forzepolitiche, troppo occupate a marcare le loro differenze.