L'acqua è il bene primario per eccellenza eppure, di anno in anno, diventa sempre più salata. L’ultimo rincaro in bolletta è del 6% circa ma, dal 2007 ad oggi, l’aumento è stato in media del +24,5 % su tutto il territorio. Acqua più cara soprattutto nelle città: Lecco in testa con un balzo del 126% in più di rincaro, che si aggiudica il record nazionale. Nella top ten delle città che hanno registrato gli aumenti più significativi negli ultimi cinque anni, anche Benevento (+79,8%), Massa e Carrara (+64,3%), Aosta (+57,1%), Lodi (+56,5%), Viterbo (+53,1%), Parma (+52,5%), Macerata (+52,2%) e Pordenone (+51,1%).

Tradotto in consumi, per una famiglia di tre persone, significa in media un aumento di 290 euro l’anno per il servizio idrico integrato, ovvero acquedotto, canone di fognature, di depurazione e quota fissa. Se, ad esempio, il nucleo famigliare vive in Toscana, potrà arrivare a pagare fino a 431 euro annui. Seguono Marche con 379 euro, Umbria con 371 euro, Emilia Romagna con 369 e Puglia con 353 euro l’anno.

Primo fattore che incide sul caro bollette è la dispersione idrica: malfunzionamenti dovuti al cattivo stato della rete. Secondo Legambiente, va persa il 39% di acqua immessa nelle tubature. I dati presentati da Citadinanza attiva su 88 comuni italiani presi in esame dal 2007 ad oggi,  dimostrano che in più della metà, ben 47 comuni sul totale, la dispersione idrica è andata aumentando costantemente.

Cosenza (73%), Campobasso (65%) e Latina (62%) le città peggiori.

La scarsa manutenzione è la prima causa dello spreco idrico, ma non la sola.  Nel tragitto tra il luogo di sorgente e quello di utilizzo, ci sono da calcolare anche coloro che illegalmente si attaccano alla rete idrica, rubando a tutti gli effetti un bene molto prezioso. Per contrastare questo fenomeno, è continuo il controllo da parte della autorità locali con aggiornamenti e censimenti sui pozzi di prelievo.