Da un mese in Europa è in corso un acceso scontro tra coloro che auspicano misure di politica monetaria non convenzionali, le cosiddette colombe dell’Euro, capitanate dal presidente della BCE Mario Draghi e coloro che tali misure le deplorano, i falchi guidati dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann.

Ma cosa spinge Weidmann ad un atteggiamento così ostile, quasi da picconatore della moneta unica? Egli presiede un istituto che non ha mai digerito la cessione di sovranità monetaria. L’unico modo per rendere accettabili alla Buba i trattati UE è stato quello di inserire nello Statuto della BCE un valore dogmatico per i tedeschi, ovvero il controllo dell’inflazione come suo mandato principale. 

Si tratta di un’ossessione che in Germania risale ai tempi della Repubblica di Weimar, quando l’inflazione conseguente alla riparazione dei danni della I guerra mondiale e alla confisca della Ruhr, ricca di ferro, carbone e oro, portò il marco ad un cambio con la sterlina di 18.000.000.000 ad 1 (L.

Baldissara- S Battilossi, Corso di storia e percorsi di approfondimento,  Sansoni, volume 3). La crisi economica che ne derivò  fece nascere forti sentimenti nazionalistici che porteranno al nazismo. Inoltre la Germania sta speculando sui guai dei paesi mediterranei. Forte già di un vantaggio competitivo basato sulla superiore qualità dei suoi beni, rispetto ai suoi partner europei aveva però lo svantaggio di una valuta più forte rispetto alle altre monete europee. Svantaggio annullato dall’adozione di una moneta comune.

Non contenta, la Germania vuole anche sfruttare al massimo il vantaggio di avere tassi più bassi rispetto a quelli degli altri paesi europei. I tassi sugli interessi dei debiti pubblici, infatti, si riflettono automaticamente sui tassi di interesse adottati dalle banche  per i prestiti interbancari e per i finanziamenti ad imprese e famiglie.

Attualmente tali tassi sono in Germania circa la metà di quelli italiani. Così aumenta ancora il divario competitivo tra imprese tedesche e "mediterranee".

A questo punto a che serve che la BCE mantenga il tasso di interesse vicino allo 0% se  questo si riflette solo su alcuni paesi? Non siamo forse davanti ad una politica monetaria inefficace?

E se una Banca centrale non riesce ad esercitare l’azione per la quale principalmente è in vita, non è forse a rischio la stabilità della moneta? Tanto più che lo spettro principale, più che la tanto temuta dai teschi inflazione, è la recessione con la conseguente deflazione?

Non è neanche vero che i mezzi a disposizione della BCE siano sopravvalutati.

Basterebbe l’aumento della massa monetaria se per gli acquisti dei bonds non risultasse sufficiente la liquidità a sua disposizione. C’è poi un altro aspetto da prendere in considerazione. Lo statuto della Bce non prevede solo il mantenimento dell’inflazione al 2%. Secondo l’articolo 105 del Trattato sull’Unione Europea  il SEBC sostiene le politiche economiche generali della Comunità agendo in agendo in conformità del principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza. Tra tali obiettivi, definiti dall’art. 2 del Trattato di Maatricht, è compreso quello di uno sviluppo delle attività economiche dell’insieme della comunità.

Quindi il sostegno allo sviluppo delle attività economiche non è del tutto alieno al mandato della BCE.

 Sempre lo stesso articolo 2 prevede la solidarietà tra gli Stati membri. Solidarietà che non sembra interessare la Buba, la Corte costituzionale tedesca, parte della Bundestag,  molti organi di stampa tedeschi ed una buona fetta di opinione pubblica tedesca.

A questo punto, in queste condizioni di diffidenze reciproche e di totale assenza di solidarietà, ha molto senso l'attuale struttura dell'UE, euro compreso? E' chiaro infine che qualora si disintegrasse l'Euro il processo implosivo non potrebbe che essere solo all'inizio.  Si tornerebbe indietro, molto indietro. Anche il mercato comune sarebbe in discussione. E forse anche la lunga pax europea.