La National Security Authority ha ufficialmente comunicato che Open Ministry, la prima piattaforma online per l’open crowdsourced lawmaking, possiede tutti i requisiti necessari per procedere in modo sicuro ed inequivocabile all’identificazione degli internauti che ne usufruiscono.

Non appena la piattaforma diverrà totalmente attiva (si parla di metà ottobre) qualunque cittadino potrà proporre il proprio personale progetto di legge, e se lo sottoscriveranno almeno 50mila utenti il Parlamento non potrà esimersi dal discuterne in sede votandone l’approvazione.

La piattaforma on-line che potrebbe cambiare la storia della democrazia diretta mondiale è stata sviluppata in Finlandia, laddove dal 12 marzo è entrato in vigore un emendamento della Costituzione che obbliga il Parlamento a prendere visione, dibattere e votare tutte le proposte che giungano da questo tipo di procedura.

“Il fatto che tramite Open Ministry si possa realizzare una partecipazione attiva della cittadinanza all’interno di una vera discussione politica con reali effetti sulla legislazione è un punto di non ritorno” spiega il promotore dell’iniziativa Joonas Pekkanen, “non è stato facile, si tratta dell’ultimo tassello di un lungo processo di lobbying cominciato lo scorso anno e che ora può dirsi concluso”.

Un passo enorme e capace di attribuire un significato ancora più forte al concetto di rappresentanza, come spiega Teemu Ropponen, incaricato dal Ministero della Giustizia finlandese di coordinare i progetti governativi che vertono sui processi di democrazia diretta: “Strumenti come questi sono molto importanti per noi, perché riusciamo a raggiungere i cittadini che abitano nelle aree rurali del nord e del centro del Paese e a coinvolgerli nel processo democratico”.

A far risaltare l’iniziativa ancor di più la stratificazione ideologica sulla quale si regge: “Il Web non è mai il fine, ma solo un mezzo per l’attivismo dei cittadini - afferma infatti Pekkanen - sarà sempre e comunque necessario discutere con la gente faccia a faccia, ma riteniamo una grande vittoria il fatto che d’ora in poi i cittadini avranno voce in capitolo.

D’altronde è delle loro vite che si parla”.

Sorprendente inoltre l’unione di intenti e di idee che unisce vertici statali ed ideatori dell’iniziativa: “Per lo Stato gettare la palla nel campo del crowdsourcing significa risparmiare denaro e sfruttare il meglio dell’intelligenza delle comunità online per ottenere i migliori risultati” afferma  infatti Rapponen, apparso entusiasta del progetto legato ad Open Ministry.

Il pensiero corre immediatamente a quella che potrebbe essere la reale fattibilità di una simile pratica nel nostro paese; in uno spazio recondito e pressoché dimenticato della nostra Costituzione viene effettivamente citata la pratica delle cosiddette leggi di iniziativa popolare, in merito alle quali l’espressione “lettera morta” rende tuttavia perfettamente il reale ruolo che occupano nel panorama rappresentativo nazionale.