Sicuramente il passare del tempo cancellerà tutto questo, magari prima del previsto, addirittura con Allegri ancora in sella. Sicuramente può capitare a tutti una stagione disgraziata dopo 27 eccellenti, come ricorda Galliani.
Noi che come la moltitudine non siamo tenuti alla contabilità dei fatti passati - né ci appassiona il mestiere - e che pecchiamo di manifesto deficit di veggenza, l'altra sera ci siamo messi davanti a Milan - Genoa affamati di emozioni e gioie e apparecchiati con il centrotavola delle migliori occasioni. Sentivamo di meritarcelo, ce l'avevano promesso e garantito.
Era solo un incubo - continuavano a ripetere - e c'avevamo creduto. In fondo in una notte di fine estate qualcuno aveva sussurrato che questo Milan poteva competere per vincere il Campionato...
Pronti via. Il Diavolo si piazza nella metà-campo avversaria, la domina e va in vantaggio. Segna il mitico Kakà - anche lui tutti i giorni potrebbe ricordare al mondo il medagliato passato ma invece corre e combatte come un esordiente e fa gol come il campione che è - e il replay mostra ancora la sua classe e l'elegante assist di De Jong. Perfetto. Anzi no perché la perfezione non esiste. E allora poco dopo il Genoa attacca per la prima e pressoché ultima volta ed Emanuelson fa la frittata, cui non riuscirà a rimediare per il resto della partita nonostante l'apprezzabile impegno e qualche giocata di qualità.
Rigore e gol. Tutto da rifare.
La partita è appena all'inizio. Il milanista ci crede, ciecamente, i giocatori rossoneri anche. Il copione è lo stesso dell'inizio e arriva il fallo in area di Manfredini. Rigore e gol? No, rigore ed espulsione, punto. Balotelli sbaglia, un errore vistoso. Poi si deprime ed estrania dal contesto.
Un campione non fa così, chi può glielo faccia notare.
Il milanista ci crede ancora. Avanti così. Attacchi e tiri, nulla di irresistibile ma l'avversario subisce e non solo perché è in dieci. Il capitano #22 è ovunque, De Jong cuce, Emanuelson spinge, a destra Poli prova a inventare qualcosa, Abate qualche cross lo mette pur con la solita prevedibilità ma Matri non è all'altezza, non solo per malasorte.
Balotelli compare e un po' scompare lasciandosi cadere a terra ogni tanto senza motivo, sprofondando così negli abissi dei propri limiti (superabili?).
Intervallo, qualcosa non va. Il milanista ci crede ma la curva mugugna. Muntari lascia il posto a Birsa - questione muscolare ovviamente - e si ricomincia. È il film già visto nel primo tempo, il neo-entrato sloveno si dà da fare come sempre ma sul finire spreca la chance della serata a un metro dal successo. Ahiahi, il milanista ci crede un po' meno. Perché Perin ne ha già fatte di buone parate e il tempo stringe; e gli astri sono distratti se non addirittura avversi. La scontata mossa Robinho per Poli (chissà se un giorno l'allenatore ci spiegherà perché il giovane azzurro è il destinatario preferito dei suoi cambi tecnico-tattici) risulterà vana.
Triplice fischio di Gervasoni e Allegri se ne va stizzito ridacchiando dopo l'ultimo, ennesimo, tiraccio cilecca dei suoi, Zapata l'autore. Non si fa così, mister. La colpa non è mai degli altri quando si è allenatori di un siffatto Milan: 5 pareggi e 5 sconfitte in 13 turni di campionato. No, non è così che si svolta, mister.