Tranne la terna arbitrale, quel fuorigioco lo avranno visto proprio tutti. Era fuorigioco, fuorigioco netto, di almeno un metro. Solo un errore poteva compromettere l'esito della semifinale di andata dell'Europa League, giocata in un San Paolo quasi gremito in ogni ordine di posto. E così è stato. Quando l'arbitro e il guardalinee hanno ignorato l'evidente doppio fuorigioco nell'azione che ha portato al pareggio del Dnipro, qualcuno avrà creduto che si trattasse di uno scherzo, ma poi, col passare del tempo, la consapevolezza che così non era ha preso il sopravvento sulla speranza che il fischietto norvegese Moen annullasse la rete ucraina.
A quel punto lo sconforto si è impadronito dei calciatori del Napoli e dei suoi tifosi, ormai a pochi minuti dalla fine del match. La mossa di Benitez di gettare nella mischia Mertens al posto di un Insigne non proprio in palla stasera e Gabbiadini al posto di un Callejon sciupone, non ha dato i frutti sperati e le occasioni da rete fallite da Higuain nel corso della partita hanno finito per assumere quell'enorme valore che nessuno si sarebbe sognato di dare loro alla vigilia.
Risultato di 1 a 1 al triplice fischio finale del signor Moen e frittata fatta. Nel post partita, alla furia di De Laurentiis nei confronti dell'arbitro e di Platinì, accusato quest'ultimo di aver designato giudici di gara non all'altezza del prestigio di una semifinale di Europa League, il tecnico Benitez e capitan Hamsik hanno contrapposto la lucida disamina del match, non mancando di evidenziare l'errore arbitrale, ma mostrando, al contempo, una discreta fiducia per la gara di ritorno, visto soprattutto il modo in cui la squadra partenopea ha disputato il secondo tempo e le numerose occasioni da rete sciupate.
Toccherà andare a Kiev tra sette giorni per regolare la faccenda, vincendo con qualsiasi risultato o pareggiando segnando almeno due gol (con il risultato di 1 a 1 si andrebbe ai supplementari). Non sarà impossibile Napoli, dai che ce la puoi fare, non mollare proprio ora, ad un centimetro dalla finale. Qui c'è la storia da scrivere.