Lo slogan di Red Bull nei propri spot è "Red Bull ti mette le ali!", e a guardare la storia del Lipsia nella Germania del calcio che conta non è poi proprio così lontano dalla realtà.

La storia in breve

La scalata degli uomini di Hasenhüttl trae le proprie origini in un passato recentissimo, datato 2009, anno in cui, la multinazionale austriaca della famosa bevanda energetica, acquisì la licenza sportiva del SSV Markranstädt (cittadina della Sassonia).

Da qui la fondazione del RasenBallsport Leipzig, più comunemente RB Leipzig, denominazione certamente non scelta a caso, ma che richiama alla proprietà Red Bull, per raggirare l'ostacolo che vede in Germania il divieto di utilizzo del marchio commerciale direttamente nel nome della squadra (a meno che, come nel caso del Bayer Leverkusen, il finanziamento abbia una natura storica longeva). La previsione di Red Bull era un investimento di 100 mln di euro in 10 anni per il raggiungimento in pochi anni della massima serie tedesca, il conseguimento del titolo e di conseguenza l'accesso alle competizioni europee.

La stagione 2016/17, quella in corso, vede la squadra in testa alla classifica dopo le prime 13 giornate, davanti a miti e colossi del calcio made in Germany come Bayern Monaco e Borussia Dortmund, ed è solo la prima, da neopromossa. Non si può ancora esser certi che in Germania quest'anno si ripeta un miracolo simile a quello del Leicester di Ranieri nella scorsa stagione, chiaro però è che si è di fronte ad una vera e propria nuova favola, dai risvolti completamente differenti.

Red Bull nel calcio: i precedenti

Costruire una potenza dal nulla, è possibile? L'opinione più diffusa vede gli investimenti di Red Bull nel calcio come autentiche operazioni di marketing, ben mirate ed intente al raggiungimento di maggiore visibilità internazionale, ricavi commerciali e, perché no, la creazione di un modello vincente che trova nello sport (non dimentichiamo le due scuderie in F1), e particolarmente nel calcio, l'espressione più accattivante agli occhi dei consumatori ed al contempo tifosi.

La multinazionale austriaca ha effettuato il proprio ingresso nel mondo del calcio nel 2005 con l'Austria Salzburg che diviene Fussballclub Red Bull Salzburg; nel 2006 arrivano i New York Red Bulls e l'anno successivo in Brasile i Red Bull Brasil. Tutte le squadre acquisiscono i colori sociali Red Bull e lo stemma con i due tori rossi. Di sicuro il business è alla base di questa strategia, ma il marketing sportivo ha molto più che il solo fine monetario.

Proteste in casa e tifoserie ostili

Non una vita facile, però, per le squadre Red Bull: infatti, se già in Austria con il Red Bull Salisburgo la protesta è avvenuta all'interno per motivazioni di tipo tradizionale, in Germania il Lipsia è addirittura odiato dai tifosi delle squadre avversarie.

I tifosi storici del vecchio SV Austria Salzburg hanno rifiutato quanto fatto dalla nuova proprietà in termini di tradizione, eliminando i colori sociali, lo stemma ed addirittura il nome della squadra, reagendo con la rifondazione del club, attualmente in seconda divisione. In Germania, invece, già dalla scorsa stagione in seconda divisione, le tifoserie di Dynamo Dresden, Union Berlin e Karlsruhe hanno messo in atto proteste originali e di forte impatto contro quella che definiscono "tradizione comprata". Il tutto prosegue anche quest'anno in Bundesliga, e già in molte partite c'è stato il boicottaggio delle trasferte da parte delle tifoserie delle squadre avversarie del Lipsia, oltre a nuove colorite proteste.

I punti di vista sono differenti, come in ogni situazione particolare come quella appena descritta, ma di sicuro Red Bull continuerà ad andare avanti con la propria strategia, puntando sempre più in alto, "con le proprie ali".