Ogni giorno porta una nuova croce per il calcio inglese. Lo scandalo pedofilia è esploso a metà novembre con l'intervista-confessione in cui Andy Woodward raccontava al Guardian gli anni di abusi subìti da parte del suo ex allenatore al Crewe Alexandra (poi diventato suo cognato), Barry Bennell, il quale è stato in seguito accusato anche da tantissimi altri (Steve Walters, Chris Unsworth, Jason Dunford, Anthony Hughes, Dan White e Matthew Monaghan). È proseguito con la testimonianza di Gary Johnson, che ha messo nei guai il Chelsea quando è emerso che un ex scout del club londinese, Eddie Heath, era un altro pericoloso predatore sessuale.

È continuata con le denunce di Paul Stewart e Jamie Forrester sul caso Roper e il Blackpool e quelle di David Eatock e Derek Bell sul caso Ormond e il Newcastle. Ora tocca al Southampton con la vicenda Higgins. Un caso che, oltre che ai Saints e qualche club minore, rischia di creare parecchio imbarazzo ai piani alti della Football Association.

Allarme lanciato già nell'89

È emerso infatti come la Football League, cioè l'organo che prima della creazione della Premier League gestiva tutto il calcio inglese dalla prima divisione ai campionati giovanili, già nel 1989 avesse inviato una lettera a tutti i suoi club in cui sconsigliava vivamente di lavorare con la Bob Higgins Soccer Academy, fondata dopo il divorzio dal Southampton, avvenuto nello stesso anno.

Nella missiva, scovata dal Guardian, non si spiegano i motivi del “bando” nei confronti di Higgins, ma viste le voci che già all'epoca circolavano sul suo conto, è difficile pensare che ci fossero ragioni diverse dal timore di eventuali abusi ai danni di minori. Il consiglio della Football League cadde però nel vuoto, visto che il personaggio in questione ha continuato a lavorare indisturbato fino ai giorni nostri.

A fermarlo non è bastato nemmeno un processo per pedofilia nel 1992, sia pure finito con un'assoluzione. Quando 5 anni più tardi in un documentario di Channel 4 sugli abusi su minori nel calcio uscì il suo nome, Higgins si difese in modo bizzarro dicendo di essere diventato un cristiano rinato dopo il processo del '92 e di portare adolescenti a casa sua solo per battezzarli: “Sono fiero di avere avuto insieme con mia moglie il dono della guarigione attraverso Dio”.

I suoi eccessi religiosi portarono all'esonero da parte del Peterborough, che gli aveva nel frattempo affidato il suo settore giovanile: “Il club non poteva tollerare la sua influenza religiosa sui giovani giocatori”. Sempre nel '97, secondo la BBC polizia e servizi sociali mandarono una lettera ai club con la chiara indicazione di non impiegare Higgins in quanto pericoloso per i minori. Ma nemmeno questo fu sufficiente. Negli anni successivi l'ex Southampton ha continuato a lavorare prima col Bashley, poi col Winchester City e infine col Fleet Town su base gratuita.

La denuncia di Webb e Radford

Quando lo scandalo è esploso dopo l'intervista di Woodward, forse Higgins sperava di essere lasciato in pace.

Invece il suo nome è uscito eccome. A denunciarlo sono stati due ex delle giovanili del Southampton, Jamie Webb e Dean Radford, e altri quattro che per il momento hanno preferito mantenere l'anonimato. “La spiegazione che ci dava (per i suoi abusi, ndr) era che dovevamo fidarci - ha raccontato Radford - che dovevamo considerarlo come un secondo padre, che se ci fidavamo di lui potevamo diventare professionisti. Non è che uno passi la vita a piangere e ad andare in giro a testa bassa. Uno va avanti normalmente, anche se la cosa rimane sepolta lì in profondità. Ma torna sempre a galla e continuerà a farlo per il resto della mia vita”. Il Southampton, che Radford dice di ritenere in parte responsabile dei fatti per il mancato controllo su Higgins, ha promesso piena collaborazione con la polizia. Ma per l'immagine del calcio inglese quella di ieri rimane l'ennesima pessima giornata.