Stiamo vivendo la crisi più grave della nostra storia”. Difficile dare torto al presidente della Football Association, Greg Clarke, quando decine di ex calciatori denunciano di essere stati vittime di abusi sessuali da adolescenti. Le società coinvolte nello scandalo sono 55, tra le quali Chelsea, Newcastle, Manchester City e Southampton. La polizia dice che già 350 persone si sono fatte avanti. La FA è stata costretta ad aprire un numero verde per far fronte alle segnalazioni, che sono state finora più di mille. La Federcalcio inglese ha poi affidato a uno studio legale specializzato in casi di pedofilia un'inchiesta indipendente sulla vicenda.

Sarà però difficile che tutto venga alla luce: si parla di crimini commessi a partire dalla fine degli anni '60. E alcuni degli accusati sono morti.

Il coraggio di Woodward

Tutto è nato dal gesto di coraggio di Andy Woodward. L'ex difensore dello Sheffield United ha raccontato al Guardian della sua infernale esperienza al Crewe Alexandra agli ordini di Barry Bennell, un tempo considerato uno dei migliori allenatori giovanili d'Inghilterra, oggi conosciuto solo come pedofilo seriale. La confessione di Woodward è stata la prima di una lunga serie. Altri ex calciatori sono usciti allo scoperto. A parte rari casi – su tutti gli ex nazionali inglesi David White e Paul Stewart - si tratta di giocatori che o non sono mai approdati tra i professionisti o, quando ci sono riusciti, hanno fatto poca strada.

Tutti, però, hanno avuto in comune la sfortuna di finire nell'antro di qualche mostro. È il caso di Gary Johnson, arrivato al Chelsea a inizio anni '70. Capo scout dei Blues era Eddie Heath. Dietro la sua aria bonaria si nascondeva un pedofilo senza scrupoli. E il 13enne Johnson divenne una delle sue prede preferite. Per 40 anni Johnson non ha detto nulla.

Nel 2014, però, sulla scia del caso Savile, si è rivolto alla polizia, il cui consiglio è stato di contattare il Chelsea. Di fronte alla denuncia di Johnson, i Blues hanno pagato 50 mila sterline a mo' di compensazione, con la clausola che l'ex attaccante mantenesse il silenzio su tutta la vicenda. “Mi hanno fatto sentire come se stessi mentendo.

E ho avuto la sensazione che mi pagassero per stare zitto” ha dichiarato Johnson al Mirror. Questo fastidioso particolare, che il sopra citato Clarke ha definito “moralmente ripugnante” e che potrebbe anche portare a sanzioni causa mancata comunicazione delle accuse alla FA, è venuto alla luce un paio di giorni fa e, di fronte alla colossale figuraccia, il Chelsea ha dovuto presentare le sue scuse senza riserve a Johnson. In più, ha affidato a un organo indipendente un'inchiesta su altri possibili casi di abusi tra 1969 e 1979, quando Heath era a libro paga del club. Peccato che l'ex capo scout sia nel frattempo morto e non possa essere chiamato davanti alla giustizia.

I silenzi di Dino Gradi

La società londinese, comunque, non è l'unica a essere finita nei guai. Per limitarci alle più famose, il Newcastle è alle prese con il caso Ormond, il Southampton con la vicenda Higgins e il Blackpool con lo scandalo Roper. Ma il club chiamato a dare più risposte è il Crewe Alexandra e soprattutto il suo storico manager Dino Gradi. Pur avendo lavorato a stretto contatto con Heath e con Bennell, il 75enne tecnico dice di non essersi mai accorto di nulla. Un ex membro delle giovanili dei Blues, in una testimonianza anonima raccolta dall'Independent, sostiene invece che Gradi fu mandato dal Chelsea, per cui all'epoca lavorava, a calmare i suoi genitori dopo che Heath l'aveva molestato.

In quell'occasione, Gradi avrebbe ammesso che il capo scout di Stamford Bridge era “troppo vicino” ai ragazzini. Il diretto interessato respinge le accuse, ma i sospetti rimangono. “C'erano tante voci in giro su Barry - dice Matthew Moghanan, altra vittima di Bennell -. Se tutti sapevano, come è possibile che solo il Crewe ignorasse tutto?”. Domanda cui qualcuno dovrà rispondere. C'è tempo, perché questa storia sia solo all'inizio.