Stadio Azteca di Città del Messico, 17 giugno 1970. Siamo all'8' del primo tempo supplementare nella semifinale tra Italia e Germania Ovest e i tedeschi, dopo aver acciuffato in maniera rocambolesca il pareggio allo scadere del 90', sono passati in vantaggio con un tipico gol di rapina del micidiale Gerd Muller. Gli azzurri beneficiano di un calcio di punizione nella trequarti avversaria, Gianni Rivera va alla battuta e scodella la palla nell'area piccola: Held stoppa di petto, ma difetta nel controllo, Tarcisio Burgnich ci mette il piedone e di potenza infilza Maier.

Uno degli episodi chiave della 'partita del secolo', lo storico 4-3 con il quale l'Italia conquisterà la finale dei Mondiali 1970 dove sarà poi sconfitta dal Brasile. Sono trascorsi 50 anni esatti da quel match memorabile, Tarcisio Burgnich ci ha concesso un'intervista in esclusiva per rivivere le emozioni di quel pomeriggio messicano, piena notte in Italia.

'Un gruppo di ragazzi molto unito'

La "partita del secolo" fu per 90' una partita normale, nemmeno troppo esaltante prima dei supplementari. Eravate praticamente in finale prima del gol allo scadere di Schnellinger, cosa vi passò per la mente dopo il pareggio dei tedeschi?

Non ci siamo persi d'animo dopo il loro gol, per nostra fortuna eravamo un gruppo di ragazzi molto unito dove nessuno creava problemi.

Ognuno di noi ha cercato di migliorarsi e prepararsi bene per affrontare questa Germania. Ci tenevamo molto e questo credo che abbia aiutato a fare quello che abbiamo fatto.

Iniziano i supplementari e quasi subito la Germania va in gol con Muller, eravate comunque convinti di farcela anche in quel momento?

Sì, come si è visto dopo in campo sicuramente sì. Non era facile rilanciarsi dopo aver subito il loro vantaggio, ma ognuno di noi cercava di ottenere i risultati dando il massimo, senza risparmiarsi.

'In situazioni di palle da fermo mi spingevo sempre in avanti'

E poi arriva il gol del pareggio segnato da un grande difensore che esattamente un bomber non era, Tarcisio Burgnich.

Quando c'era un calcio d'angolo o un calcio di punizione in fase offensiva mi inserivo sempre in avanti cercando magari il colpo di testa, perché mi alzavo molto bene, avevo un'ottima elevazione.

In tutte le partite quando c'erano situazioni come questa mi spingevo in attacco, magari aspettando che ci fosse la palla giusta per buttarla dentro.

Siamo al turno dei bomber: Riva porta in vantaggio l'Italia e la Germania pareggia, ancora con Gerd Muller che tutti definivano un incubo per i difensori. Quanto era difficile marcare un giocatore come lui?

Muller non era un giocatore che aveva il dribbling o grandi numeri, ma era furbo dentro l'area. Era sempre molto attento sulle situazioni di palle da fermo, era uno preparato su queste cose. Lui cercava sempre il gol, aveva questa caratteristica ed era molto portato a finalizzare l'azione. Aveva ottime qualità tecniche ed era bravo di testa nonostante non fosse molto alto.

Il gol che porta l'Italia in finale lo segna Rivera, i Mondiali del 1970 sono anche quelli della 'staffetta' tra Rivera e Mazzola, ma non era davvero possibile farli giocare insieme?

Avevano qualità diverse, Rivera era bravo nell'organizzare il gioco e gestire il pallone mentre Mazzola era più portato a finalizzare, due giocatori diversi, ma erano entrambi eccezionali.

Dunque erano compatibili?

Sì, certamente lo erano: uno creava e l'altro finalizzava.

'Pelé in quel momento era davvero il migliore'

Con il senno di poi, forse la squadra pagò lo sforzo di quei supplementari nella finale col Brasile, che ne pensa?

Abbiamo pagato quelle due ore giocate a 2.200 metri, quando è finita la partita eravamo proprio cotti (lo ripete tre volte) e ci aspettava la finale pochi giorni dopo.

Sotto questo aspetto l'abbiamo sicuramente pagata.

Senza quei supplementari potevate giocarvela alla pari con il Brasile di Pelé?

Penso di sì, fu uno sforzo enorme: quando giocavi a quell'altitudine e facevi uno scatto di 30 metri ci volevano 5 minuti per recuperare il fiato, facevi fatica.

A proposito di Pelé, lei in carriera ha affrontato gente come Di Stefano, Puskas, Eusebio e Cruyff. Pelé è stato davvero il migliore secondo la sua esperienza?

Sì, aveva qualcosa in più rispetto agli altri. Era una "primadonna" perché aveva qualità eccezionali sia fisicamente che tecnicamente. C'erano altri giocatori come lui, dal punto di vista tecnico o fisico, ma nessuno aveva tutto insieme. In quel periodo era il migliore.

Tornando a Italia-Germania, la possiamo davvero definire 'la partita del secolo'?

Credo di sì perché giocare in quelle condizioni ambientali ed esprimersi in quel modo, con forza, corsa, palleggio, non sarebbe stato facile per nessuno. Fu anche una partita sofferta perché a 2.200 metri di altitudine fai fatica a respirare.