Luciano Moggi, ex dirigente sportivo, è intervenuto ai microfoni di Juventibus sottolineando come la Juventus dovrebbe richiedere indietro i due scudetti che gli furono tolti per lo scandalo Calciopoli nel 2006. Le parole di Moggi arrivano dopo la recente sentenza della Cassazione contro il ricorso del Bologna.
Moggi: 'Se la Cassazione ha stabilito che erano campionati regolari perché i bianconeri non richiedono i due scudetti?'
L'ex dirigente Luciano Moggi è intervenuto ai microfoni di Juventibus e commentando la recente sentenza della cassazione per il ricorso del Bologna inerente Calciopoli ha detto: "La Cassazione in sede civile dice che nessuno ha subito dei danni, i campionati sono stati regolari, allora la domanda che mi viene spontanea è perché la Juventus non richiede i due scudetti che gli sono stati derubati? La federazione continua a dire 'No, non è possibile'.
Perché non è possibile?".
Moggi ha poi continuato: "La Juventus dovrebbe chiedere quello che è suo e nessuno dovrebbe dimenticare. Però qua tacciono tutti. Io dicendo queste parole difendo prima la società e poi quelli che sono stati vittime. Attenzione, non difendo me stesso, perché a me mi interessa poco, io danni grandi non li ho subiti perché magari avevo livelli economici diversi rispetto a quelli che invece sono rimasti senza lavoro e con tanti problemi in famiglia, per cui il discorso di fondo è che tutti dovrebbero insorgere".
Infine l'ex dirigente ha spiegato: "Delle 170.000 intercettazione non c'è nessuna cosa penale che possa andare contro la Juventus, tant'è che la società bianconera è stata la società che praticamente non ha commesso illeciti, lo dice il procuratore federale dottor Palazzi di quel tempo, al contrario di quello che diceva di altre società delle quali disse che avevano un rischio importante per il comportamento illegale del loro presidente.
Questo è quello che sostanzialmente non ha funzionato o ha funzionato bene per quello che voleva essere l'intendimento da raggiungere. Questo è il punto".
Cosa è successo con la Cassazione ed il Bologna
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del Bologna nel caso Calciopoli perché non è stato dimostrato un nesso di causalità tra le irregolarità arbitrali e la retrocessione del club nella stagione 2004-2005.
Il Bologna, tramite la società Victoria 2000 che all’epoca controllava il club, aveva chiesto un risarcimento danni sostenendo che le decisioni arbitrali influenzate dallo scandalo avessero contribuito alla sua retrocessione in Serie B nel 2005. La corte invece ha stabilito che esisteva un sistema di frode sportiva accertato nei precedenti processi di Calciopoli, tuttavia non è stato dimostrato con certezza che questo sistema abbia causato direttamente la retrocessione del club emiliano.